al lago

Scivola dal trampolino e sbatte la schiena, è grave

L’incidente al lido di Levico. Un sedicenne modenese è finito contro il pontile È stato trasportato al S.Chiara in elicottero: aveva perso la sensibilità alle gambe


di Luca Marognoli


LEVICO. Quando lo hanno recuperato dalle acque del lago di Levico era cosciente, ma aveva perso la sensibilità degli arti inferiori. Il giovane, 16 anni, modenese, è rimasto vittima di un grave infortunio ieri, attorno alle 17, al lido di Levico. La dinamica non è ancora chiara: sembra che sia scivolato dal trampolino da 3 metri - forse mentre ne stava regolando la rigidità agendo sul fulcro mobile - andando a sbattere, con testa e schiena, sul pontile di legno sottostante.

Il soccorso è stato effettuato da due dei bagnini privati del lido. «Lo hanno recuperato e portato a riva proteggendogli collo e schiena e applicandogli il collare, come previsto in questi casi», spiega una delle titolari del lido. «Poi è arrivato l'elisoccorso che lo ha immobilizzato e portato all’ospedale».

Il trampolino sporge da una struttura in legno alta 5 metri e molti bagnanti si tuffano anche dalla sommità. Tutti sono tenuti però a rispettare le regole di sicurezza interne: «Fino ai 14 anni devono essere accompagnati dai genitori. Bisogna naturalmente sapere nuotare, e non si può tuffarsi con materassini o bracciali. Per il resto, ci vuole un sempre buon senso: aspettare che riemerga e si sposti chi si è tuffato prima e non giocare a spingersi l’un l’altro. Per quanto tu stia lì a controllare, gli incidenti possono succedere. Noi se assistiamo a comportamenti scorretti, richiamiamo i bagnanti. Inoltre i nostri bagnini sono sempre presenti».

In caso di bisogno c’è il supporto del gommone del servizio Spiagge Sicure, che opera anche sul lago di Levico. «Il 90% degli incidenti alla colonna sono causati da questi tuffi dai trampolini, dalle rocce e dalle liane appese agli alberi», spiega Marco Salvo, che del servizio è coordinatore. «Spesso - non in questo caso per fortuna - chi cade riporta anche uno shock da idrocuzione, cioè causato dall’impatto sull'acqua, che comporta la perdita dei sensi. In generale, i tuffi vanno sempre vigilati da personale altamente qualificato e pronto all'intervento. Qualche consiglio ai bagnanti? Mai tuffarsi da altezze superiori a quella del proprio corpo».

Se i rischi esistono per chi si lancia dalle pedane, molto maggiori sono per chi lo fa da strutture posticce e abusive. «A Lamar si buttano da rocce alte 15 metri e a Caldonazzo da alberi molto alti sui quali si arrampicano con scalette insicure. Ci sono diversi punti ad alto rischio che abbamo segnalato ai Comuni».

Sempre nella giornata di ieri un bagnino di Spiagge Sicure è intervenuto, al lago di Terlago, fermando un ragazzo disabile poco prima che si tuffasse dal pontile, in acqua alta. «In quel momento era solo e camminava con passo barcollante», racconta l’operatore. «Io gli sono corso dietro, ho fischiato per richiamarlo e l’ho preso per mano. Poi l’ho accompagnato a fare il bagno sulla riva. Però ho passato dieci secondi terribili». (l.m.)













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