Schianto in moto, muoreun "top gun" trentino

Alessandro Betta, nipote del farmacista di Ravina Marco, è morto in un incidente stradale a Fiumicino. Ex top gun della Marina premiato per le sue missioni in Afghanistan, era pilota civile della compagnia AirOne



TRENTO. Era l’orgoglio della famiglia: prima studente brillante all’Accademia navale di Livorno, poi top gun della Marina premiato per le sue missioni in Afghanistan, infine pilota civile della compagnia AirOne. Ma anche figlio e nipote affettuoso, dal carattere aperto e dal fisico atletico. Alessandro Betta, nipote del farmacista di Ravina Marco, è morto in un incidente stradale a Fiumicino. Infallibile alla guida del suo Harrier, è stato tradito da uno scooter.
Il dramma all’1.30 di mercoledì mattina. Betta perde il controllo dell’Honda Sh150, che sbanda urtando il new jersey, la barriera di cemento che divide le due carreggiate dell’autostrada. Con lui la compagna, Giorgia Ballatore, 27 anni. Sbalzati sull’asfalto, i due vengono travolti da un’auto pirata. Muoiono entrambi: il pilota durante la corsa in ambulanza all’ospedale, la ragazza al San Camillo.
L’investitore si è costituito ieri alla caserma dei carabinieri di Fiumicino: è un romano di 29 anni, che era alla guida di una Clio nera. «Mi sono fermato: ero spaventato. Ho cercato di pulire la carrozzeria con uno straccio e poi sono andato a casa», ha raccontato. «Il giorno dopo ho letto la notizia su internet e ho deciso di costituirmi». Queste le parole dell’automobilista riportate ieri dal quotidiano Il Tempo.
La notizia ha sconvolto lo zio Marco Betta, che era molto legato al nipote. «Alessandro era nato a Padova, dove mio fratello Gianfranco si trasferì per lavoro: era architetto dipendente della Provincia di Venezia». Dopo il liceo scientifico, era entrato nell’Accademia navale di Livorno, dove aveva studiato per 4 anni. «Era uno dei migliori», dice il farmacista con la voce rotta dall’emozione. «E’ stato mandato a Pensacola, in America, a fare il top gun della Marina. Un corso anche questo di quattro anni. Tornato in Italia, è diventato pilota di Harrier sulla portaerei Garibaldi». Alessandro Betta ha prestato servizio anche in Kosovo e, nel 2004, è stato decorato con l’Air Medal (decorazione istituita da Roossvelt nel 1942 e assegnata dal presidente degli Stati Uniti) per essersi distinto nell’operazione Enduring Freedom in Afghanistan, nel 2002.
Si era congedato da tre anni e aveva preso servizio all’AirOne. «Era un ragazzo veramente unico: sempre sorridente, allegro, intelligente, doti che gli avevano consentito di arrivare a quel livello. Sapeva parlare con modestia con tutti. Era un tipo tranquillo ma anche dinamico. Faceva numerosi sport, dalla ginnastica all’atletica. L’addestramento al quale si era sottoposto, prima in Italia e poi in America, era molto rigido e impegnativo anche dal punto di vista fisico». Con lo zio aveva un rapporto speciale: «Veniva a trovarmi, non spesso perché aveva poco tempo. Ma ci sentivamo: mi telefonava sempre...».
Betta ricostruisce così la tragedia e i momenti immediatamente precedenti: «Era stato da amici a Roma. Lui aveva un appartamento di servizio lì. Era con la sua ragazza in moto e sembra che la Roma-Fiumicino fosse dissestata come non mai e molto poco illuminata. Ha sbandato contro il guardrail e sono stati catapultati tutti e due sulla corsia opposta dove sono stati travolti dall’auto. L’investitore si era allontanato ma oggi abbiamo saputo che si è costituito».
Per il farmacista è l’ennesimo lutto. «La settimana scorsa è morta mia sorella, che era molto malata, e due anni fa un’altra, colpita da un morbo molto raro, quello di Moskowitz. Per me è un momento tragico...».
Il padre della vittima, Gianfranco, è andato ieri a Roma con la moglie Mariella Piantini, l’altra figlia Francesca, 38 anni, e il marito di lei. Sarà sepolto a Vicenza, dove vivono ora i genitori.

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