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Scatta l'esposto contro il nuovo ospedale di Trento

L'ex consigliera Caterina Dominici si rivolge alla magistratura ipotizzato la turbativa d'asta: contestata la prima gara d'appalto


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Tanto tuonò che piovve. Adesso anche la magistratura dovrà occuparsi della tormentata vicenda della gara per la costruzione del nuovo ospedale (Not). Infatti nei giorni scorsi l'ex consigliera provinciale del Patt Caterina Dominici ha depositato in Procura a Trento, tramite l'avvocato Riccardo Gherardi, un esposto che ipotizza il reato di turbativa d'asta a carico dell'allora presidente della giunta provinciale e dell'allora assessore alla sanità, ovvero Lorenzo Dellai e Ugo Rossi.

L'esposto riguarda la gara vinta dalla cordata guidata dall'Impregilo per la costruzione del Not nell'area di via Mas al Desert e poi annullata prima dal Tar e, definitivamente, dal Consiglio di Stato. Dalla sentenza del Consiglio di Stato, che risale all'ottobre 2014, è tutto fermo. Ovviamente, lo ricordiamo, quelle contenute nell'esposto sono tutte ipotesi che la Procura dovrà verificare per dire se siano sussistenti o meno.

L'esposto firmato da Caterina Dominici parte proprio dalla sentenza del Tar che aveva annullato la gara d'appalto, su ricorso delle cordate che vennero sconfitte, perché la composizione della commissione tecnica era illegittima. Infatti membri della commissione erano stati nominati anche il direttore generale dell'Azienda sanitaria Luciano Flor e la dirigente provinciale del Dipartimento welfare Livia Ferrario.

Entrambi avevano fatto parte in precedenza del gruppo di lavoro incaricato di predisporre lo studio di fattibilità posto alla base della gara d'appalto. Il Tar, come poi il Consiglio di Stato, ha fato rilevare che l'articolo 60 della legge provinciale in materia di lavori pubblici e l'articolo 84 del codice degli appalti stabiliscono che "i commissari diversi dal presidente non devono aver svolto né possono svolgere alcun'altra funzione o incarico tecnico o amministrativo relativamente al contratto del cui affidamento si tratta".

Dopo aver ricordato la bocciatura della gara da parte del Tar, l'esposto sottolinea che della commissione di gara faceva parte, in qualità di responsabile di progetto, anche l'ingegner Giuseppe Comoretto, dirigente dal 2011 dell'area tecnica dell'Azienda sanitaria di Trento, ma ex dipendente dell'Impregilo, dove era stato anche responsabile delle concessioni per l'edilizia, nel periodo tra il 1995 e il 2007.

Poi si fa notare che la cordata guidata da Impregilo si era aggiudicata l'appalto anche sfruttando una particolarità del bando di gara. Infatti nel bando si stabiliva un canone integrativo di disponibilità di 17,3 milioni di euro. Il canone integrativo di disponibilità nelle gare per i project financing rappresenta il corrispettivo che il concedente (in questo caso la Provincia) si impegna a corrispondere al concessionario, ovvero la cordata vittoriosa, a fronte dell’effettiva disponibilità delle opere, a titolo di ulteriore e parziale integrazione dell’investimento del concessionario per la realizzazione delle opere, al fine di assicurare l’equilibrio economico-finanziario del progetto.

Il bando di gara prevedeva un premio da 0 a 5 punti per le offerte che andavano sotto il limite di 17,3 milioni all'anno. La cordata Impregilo, invece, ha preferito presentare un'offerta che sforava il tetto fissato dalla Provincia. In particolare chiedeva un canone integrativo di disponibilità di 23 milioni di euro all'anno, ovvero ben più alto del tetto stabilito dal bando.

L'esposto fa anche osservare che la cordata Impregilo aveva presentato un'offerta più alta anche per quanto riguarda la somma che la Provincia avrebbe dovuto pagare per i servizi di gestione del nuovo ospedale, ovvero 32 milioni all'anno. Nell'esposto, però, si sostiene che la cordata Impregilo è riuscita ad aggiudicarsi lo stesso l'appalto per come erano stati scritti il bando e il disciplinare di gara e per come era stata composta la commissione tecnica, oltre che per la mancata osservanza dei principi di collegialità della valutazione e di segretezza nella conservazione dei plichi delle offerte.

Nel bando, agli aspetti qualitativi del progetto, ossia quelli legati a una valutazione meno oggettiva, venivano assegnati fino a un massimo di 70 punti mentre agli aspetti quantitativi, ovvero quelli economici, venivano assegnati fino a un massimo di 30 punti. Il progetto Impregilo prese il massimo dal punto di vista qualitativo.

Nell'esposto, Dominici spiega che in forza degli argomenti illustrati ritiene che sussistano elementi di responsabilità penale per il reato di turbata libertà degli incanti. In particolare, si ricorda la sentenza della Cassazione con la quale si stabilisce che il reato si concretizza con qualsiasi attività idonea ad alterare il regolare funzionamento della gara, anche attraverso anomalie procedimentali. Nell'esposto si sostiene che i presunti responsabili sono da individuare, ma si aggiunge che in primis l'allora presidente Dellai e l’allora assessore Rossi non potevano ignorare né lo svolgersi degli accadimenti né le modalità degli stessi.













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