solidarietà

Sangue, tante donazioni Il Trentino esporta sacche

Il 20 per cento della raccolta viene ceduto a Lazio, Alto Adige, Toscana e Umbria L’assessore Zeni: «Situazione ottimale, ma va mantenuto questo livello»



TRENTO. La generosità dei donatori di sangue trentini va oltre i confini provinciali, tanto che il 20 per cento delle sacche donate nella nostra provincia nel 2015 (circa 5 mila su un totale di 25 mila) sono state cedute a Lazio, Alto Adige, Toscana e Umbria, nell’ambito di accordi tra le aziende sanitarie e ospedaliere coinvolte. Tutto questo mentre il Trentino, all’interno di uno scenario nazionale che dimostra qualche segnale di crisi, è ampiamente autosufficiente, anche grazie all’arrivo (sempre nel 2015) di oltre 2 mila nuovi donatori (oltre il 10 per cento del totale) che hanno portato a circa 18 mila il numero totale dei donatori trentini, con una maggioranza di maschi (13 mila) rispetto alle donne. I numeri sono stati forniti ieri dall’assessore Luca Zeni, che ha annunciato l’approvazione da parte della giunta provinciale del nuovo piano sangue, con le linee guida e gli obiettivi per le associazioni fino al 2018.

L’aumento delle donazioni negli ultimi tre anni è stato netto: siamo passati dalle 23.537 donazioni del 2013 alle 25.707 donazioni di sangue intero del 2015. Nel contempo sono aumentate in modo esponenziale le donazioni a favore di altre regioni: se nel 2013 le cessioni a favore di Lazio e Toscana sono state 446, nel 2014 esse sono state 3.195 verso Lazio, Alto Adige, Puglia, Toscana e Veneto, nel 2015 sono state 5.085 per Lazio, Alto Adige, Toscana e Umbria. Infine la raccolta di cellule staminali da cordone ombelicale si è attestata nel triennio sulle cento unità.

Ieri mattina la giunta, su indicazione dell'assessore alla salute e politiche sociali Luca Zeni, ha approvato il piano provinciale sangue 2016 - 2018, che detta le linee guida dei servizi trasfusionali e stabilisce gli obiettivi riguardanti l'autosufficienza del sangue a livello provinciale e la sicurezza trasfusionale.

«Non solo abbiamo ormai raggiunto e consolidato l'autosufficienza nella raccolta di sangue ed emoderivati - ha spiega l'assessore Zeni nel corso della conferenza stampa settimanale - ma riusciamo anche a garantire importanti cessioni di emazie alle altre Regioni, un dato peraltro aumentato in modo esponenziale dal 2013».

Una situazione (ottimale) che presenta però un rischio: quello di demotivare i tanti donatori che, se chiamati troppo raramente, potrebbero perdere interesse e stimolo in questa attività di volontariato. Proprio per questo la Provincia intende insistere nella cessione di sangue fuori dai confini provinciali, con accordi tra le diverse realtà sanitarie che - questo deve essere chiaro - non prevedono un corrispettivo economico ma semplicemente un rimborso delle spese sostenute per l’attività di raccolta.

Il nuovo “piano sangue” - frutto dell’accordo tra provincia, azienda sanitaria e le associazioni dei donatori - prevede il mantenimento di un volume di donazioni di 24-25 mila unità all’anno a fronte di un consumo “locale” di circa 20 mila unità.

Sul fronte della sicurezza sanitaria per il triennio 2016 - 2018 il piano fissa come obiettivi specifici la formazione continua del personale dei dipartimenti clinici sulle procedure trasfusionali e la qualità documentale, nonché il monitoraggio delle attività trasfusionali con report annuale al Comitato "Buon uso del sangue" (Cobus).

Un capitolo a parte riguarda la raccolta di cellule staminali da cordone ombelicale, che rappresentano una risorsa preziosa per la cura di leucemie, linfomi, talassemie e gravi carenze del sistema immunitario.

In questo caso l’obiettivo fissato dal piano triennale provinciale è quello di mantenere la raccolta sui livelli conseguiti nel triennio precedente, pari a un centinaio nel corso del 2015.













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