San Martino, le installazioni non convincono il rione 

Il caso. Sono comparse una decina di giorni fa nella parte pedonale della via. Lenzi (Osteria):  «Tolgono spazio ad altre iniziative, come il torneo di scacchi». Zappini: «Serve condivisione»


Claudio Libera


Trento. E’ il solito fiume in piena, là dove il “fiume non c’è”, Fulvio Lenzi, nella sua Osteria Vineria San Martino, al civico 42 della via del santo col mantello. Da nove anni porta avanti il locale “che per l’85% frequentato da gente di fuori dove conoscono il mio menù atipico, legato alle stagionalità”. Di fronte “all’affresco votivo più antico della città, la Madonna con Bambino e l’ignoto e committente che – dice guardando l’opera che reca la data 1587 e il il N° 27”. “Basterebbero 5.000 euro per renderla più sicura ed apporre un cartello con la storia dell’opera”.

Questa è solo una delle indicazioni che Fulvio Lenzi estrapola dal dossier sull’antico rione: “Giorni fa l’assessore Italo Gilmozzi mi ha assicurato che il prossimo anno verranno realizzati i lavori nella parte nord, da Largo Nazario Sauro a via Torre d’Augusto, oltre 600 mila euro che sono già stati stanziati”.

Poi però arriva la nota dolente, ciò che non piace né a lui né a molti residenti del quartiere: “Si tratta di quelle installazioni di arredo urbano, poste da 10 giorni nella parte pedonale della via. Il bando era internazionale, 15 mila euro stanziati dalla Provincia, il Comune ha concesso l’uso del suolo pubblico. Le opere paiono senza senso – aggiunge Lenzi – e tolgono spazio ad altre iniziative, come il torneo di scacchi che avevo organizzato a breve”.

In merito, un’altra voce della via è quella di Federico Zappini, libraio, contitolare della libreria “due.punti” di via San Martino, sita proprio di fronte alle installazioni. “Non amo le polemiche - esordisce Zappini - mi piacerebbe che le decisioni fossero prese collegialmente. Non conosco le cifre, so che il Comune Ufficio Beni Comuni ha concesso l’utilizzo dello spazio per un anno, abbiamo effettuato con alcuni commercianti ed il Comitato di quartiere, un percorso partecipativo pure coi ragazzi dell’Acropoli che hanno seguito la realizzazione. I bandi sono rivolti a professionisti che mettono a disposizione le proprie idee e conoscenze. Le opere si possono utilizzare, non sono stabili, e quindi facili da rimuovere; mi piacerebbe che le realizzazioni nella via che sta rifiorendo - potessero essere prese di comune accordo. Comprendo che forse è utopia ma le diatribe non aiutano di sicuro”.

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Claudio Libera