Rurale Pinetana, la crisi fa crescere le sofferenze

Sono salite da 5,5 a 12,8 milioni. In calo la raccolta scesa da 372 a 366 milioni La Cassa ha però registrato un utile di 1,13 milioni e garantisce tassi favorevoli


di Giorgio Andreotti


Significative le parole della presidente della Cassa rurale Pinetana Fornace e Seregnano, Emanuela Giovannini, presentando il bilancio 2012: «Solamente insieme, coltivando la reciproca fiducia, potremo guardare al futuro con cauto ottimismo, forti del nostro essere trentini, gente operosa, tenace, avvezza al quotidiano sacrificio e che non è solita tirarsi indietro di fronte alle sfide che il nostro tempo ci impone».

L’utile di esercizio del 2012 della Rurale è di 1.139.172,46 euro; il versamento alla riserva legale di 797.420,72 euro, dopo aver dato oltre 83 mila euro in beneficenza o mutualità e oltre 34 mila ai fondi mutualistici, rimangono 224.057,82 euro quale dividendo da distribuire ai soci. Ciò significa che il dividendo riconosciuto corrisponde a un tasso del 3% al lordo delle imposte di legge, livello interessante tenendo conto della situazione economica difficile in cui opera oggi la banca: settore del porfido in crisi profonda, redditività nel comparto dei piccoli frutti in diminuzione, turismo leggermente in ripresa sotto l’aspetto quantitativo ma, cedente, per quello qualitativo.

Nel bilancio si nota una stagnazione per quanto riguarda sia la raccolta, sia gli impieghi: la raccolta diretta è in contrazione durante il 2012 passando da 372 a 366 milioni di euro, mentre gli impieghi rimangono sostanzialmente stabili, da 348 milioni di euro a 350. Da notare, peraltro, che le garanzie reali, ipoteca e pegni coprono oltre il 65% del totale esposizioni, una quota significativa anche tenendo conto del diminuito valore delle garanzie immobiliari al giorno d’oggi.

I dati relativi a patrimonio e situazione qualitativa dei finanziamenti vedono il primo che sale da 46,0 a 50,7 milioni di euro, dovuto sia all’utile di esercizio che al recupero di valore dei titoli di stato, grazie alla positiva politica finanziaria fatta dal governo Monti. Le sofferenze passano da 5,5 a 12,8 milioni di euro, mentre quelle a incaglio da 50,4 a 44,1, a dimostrazione che la crisi economica non è superata. Nel complesso la somma di sofferenze e incagli e posizioni scadute al netto degli accantonamenti, passano da 56,3 a 58,5 milioni, impegnando completamente il patrimonio della Cassa. Ciò significa, peraltro, anche pulizia e chiarezza del bilancio con messa in evidenza delle posizioni difficili.

E’ questo un bilancio di una Rurale condotta in modo saggio dal consiglio di amministrazione che, vede una situazione di grave disagio connaturata a tutte le banche, ma che ha in sé la forza di reazione e la volontà di fronteggiare la difficile situazione con realismo e saggezza. Per quanto concerne la raccolta i tassi medi risultano leggermente più remunerativi di quelli medi delle Casse rurali trentine, mentre quelli dei prestiti risultano leggermente inferiori, alla media, a dimostrazione dell’attenzione che viene rivolta agli operatori locali, sia famiglie che imprese.

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