Rsa, tensione per dipendenti e ospiti 

San Bartolomeo, dubbi sulle procedure per i degenti e proteste dei famigliari. E ora entrano in scena gli avvocati


di Daniele Peretti


TRENTO. Alcuni dipendenti ed un gruppo di parenti che hanno famigliari alla Casa di Riposo San Bartolomeo in via della Malpensada, segnalano situazioni delicate per personale e ospiti all’interno della Rsa comunale. Una struttura inaugurata nel 2009 in sostituzione di quella di via San Giovanni Bosco, che avrebbe anche già bisogno di un articolato intervento di manutenzione, con la fermata dell’autobus davanti all’ingresso non abilitata all’utilizzo di sedie a rotelle. E infine viene segnalata la mancata sostituzione del personale in malattia, che comprometterebbe la possibilità degli utenti di potersi alzare dal letto.

La prima segnalazione arriva dal personale e la settimana scorsa l’avvocato di una dipendente che avrebbe avviato un procedimento legale ha avuto un incontro con la direzione sanitaria per trovare un punto d’accordo su una situazione personale che si è fatta delicata. Ed ecco degli esempi su cui si sta cercando di fare luce, come vengono descritti dall’«interno». «Passaggio di consegne solo parziale come nel caso di un digiuno per esami non comunicato, l’utente mangia e l’esame salta. Oppure la segnalazione di pause oltre i tempi previsti, non reali. Poi minacce verbali e al limite di quelle fisiche. O semplicemente trascorrere il tempo di un turno di lavoro senza che nessun collega ti parli». Situazioni segnalate alla Direzione Sanitaria? «Certo senza nessun risultato, se non quello di una comunicazione interna, dopo che si era sparsa la voce di una possibile azione legale» - viene spiegato dai parenti di alcuni ospiti. Di certo c’è che il 2 maggio il direttore Mario Chini ha diramato una circolare riservata al personale dipendente della Casa di Riposo che ha come oggetto «Regole di comportamento in servizio». I punti trattati sono le pause in orario di servizio (10 minuti per il tempo pieno e 7 per il part time) per le quali si chiede il rispetto degli orari. Poi il richiamo a non consumare cibi e bevande riservate ai residenti, portandosi il necessario da casa o acquistandolo ai distributori automatici. E quindi: «La pausa dev’essere gestita in modo da non lasciare mai il piano scoperto». Non manca un richiamo ad un corretto e completo passaggio di informazioni sul cambio turno. Infine due punti alquanto delicati sulla «movimentazione dei residenti»: «purtroppo continuano ad essere numerose le segnalazioni relative al mancato rispetto delle prescrizioni e indicazioni in materia di movimentazione dei residenti». Infine le «modalità relazionali» dove si richiama ad un rispettoso e paziente rapporto tra dipendenti. Parrebbe che a mancare sia la movimentazione dal letto: «Il problema è che c’è del personale assente per malattia per lunghi periodi che non viene sostituito e con un numero non sufficiente di personale non si riesce a far tutto quello che sarebbe previsto» spiegano degli interni. Su questo delicato tema ci sono anche i parenti dei degenti che insistono, raccontando di anziani che non verrebbero alzati dal letto quanto è previsto. «Parlo a nome di un gruppo di famigliari - spiega una di queste persone - che si sono stufati ed hanno intenzione di muoversi nella tutela dei propri cari». Questa la situazione che viene descritta. Di certo ci sarebbe più di uno dipendente ad aver intrapreso l’iter legale per tutelarsi dalle condizioni di lavoro interne, ma la paura di operatori e famigliari di uscire allo scoperto è tanta. Anche se c’è qualcuno che ha deciso di muoversi e si è rivolta ad un avvocato per far presente la situazione ed eventualmente per far valere i propri diritti anche davanti ad un giudice.

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