Rovereto, via Tartarotti finisce alla Corte dei conti

Esposto di residenti e commercianti. Per protesta contro i lavori e la ztl cartelli in vetrina e luci spente nei negozi


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Un esposto denuncia alla procura regionale della Corte dei conti e le luci spente dei negozi con i manifesti in vetrina che spiegano le ragioni della protesta. Il braccio di ferro tra i commercianti (se non tutti, almeno la gran parte) di via Tartarotti e dintorni e l’amministrazione comunale conosce da ieri una nuova puntata con le due azioni di protesta. La prima, ovvero l’esposto denuncia che al momento («ma tutti possono poi sottofirmarlo») porta la firma di 13 tra operatori e residenti: Adriano Caliari, Marina Martini, Delia Maria Puccio, Paolo Falcieri, Antonella Vernieri, Mara Ropele, Simonetta Castioni, Rita Debiasi, Paolo Gabbana, Luciana Giacomoni, Anna Scanagatta, Daniela Caresia e Alessandro Gasperini. Nel loro documento sono esposte le motivazioni che hanno portato alla decisione di sottoporre alla Corte dei conti la questione dei lavori di arredo urbano e riqualificazione di via Tartarotti che partiranno il 12 giugno.

«I lavori in oggetto sono estranei al piano urbano della mobilità adottato dal Comune di Rovereto essendo stati progettati, approvati e appaltati prima che questo entrasse in vigore. Essendo il Pum uno strumento di pianificazione con orizzonte temporale di medio lungo periodo... i lavori non rispettano le priorità di attuazione così come previsto dalle linee guida ministeriali in particolare dovrebbero essere subordinati alla realizzazione di tutti i nuovi parcheggi... Inoltre - scrivono i ricorrenti - il carattere definitivo delle opere... rischia di trasformare in uno spreco la spesa pari a 300.000 euro prevista per i lavori che non hanno giustificazione di necessità o urgenza visto il buono stato della stessa via Tartarotti...». I promotori dell’esposto chiedono a tutti i cittadini che condividono la loro protesta di firmare i moduli disponibili alla Bottega d’arte Gabbana (via Rialto), al panificio Caliari (piazza Damiano Chiesa), a Casalinghi 2P (via Mercerie), Colorificio Caresia (via Tartarotti), Discoteca Savoia (via Tartarotti).

Negozi riconoscibili anche dai manifesti che ieri pomeriggio sono stati affissi in vetrina per spiegare le ragioni dell’altra protesta: luci spente dopo la chiusura. «... perché così sarà sempre il centro storico senza negozi; ... perché senza i parcheggi e le vie di accesso al centro i negozi spariranno...»

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