Rovereto, spuntano i primi due speed check

In città è prevedibile che ne arriveranno altri, ma non ci sono ancora decisioni su dove e quando



ROVERETO. In Destra Adige sono comparsi ormai da tempo. E si dice che abbiano anche fatto la fortuna dei comuni che li hanno installati. Adesso gli «speed check» sono comparsi anche a Rovereto. Per ora solo due ed entrambi a Marco, ma è facilissimo prevedere che siano solo gli apripista. Anche perché il simpatico paracarro arancione con la scritta «controllo elettronico della velocità» in sè è poco più di un tubo verniciato ed i costi sono conseguentemente molto modesti. A costare è il sistema di rilevazione della velocità, con fotocamera annessa, che si può montare alla bisogna all’interno del contenitore. E quello va pagato comunque, che gli speed chek in giro siano due o venti. Anzi, se ne ammortizza il costo meglio su molti, visto che lasciarlo «fisso» su poche postazioni non avrebbe proprio senso.

Ci si può chiedere perché una polizia locale che già dispone di tre telelaser faccia ricorso ad una ulteriore tecnologia per lo stesso scopo: il controllo della velocità. In realtà lo speed chek ha una funzione di dissuasione apprezzabile anche quando non è «armato» di telecamera. La sua sola presenza avverte che il controllo è potenzialmente in corso: non servono altri avvisi. Quindi si scopre se era in funzione oppure no solo quando è troppo tardi, ovvero quando si materializza un vigile con una foto in mano ed invita ad accostare. Basta che si sparga la voce - e con le prime multe, la voce vola come il vento - e nei punti presidiati dai colonnini arancione i limiti vengono rispettati molto più di prima. Un po’ come mettere ad ogni incrocio un manichino vestito da vigile urbano, mescolando a centinaia di manichini una decina di vigili veri che cambiano continuamente incrocio. Gli speed chek diventano presidio costanti di una zona. La pattuglia col telelaser no.













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