il caso

Roverè, il vigile del fuoco indagato per tre roghi

La procura ha chiesto il rinvio a giudizio del volontario del paese per tre episodi fra cui quello in cui un’anziana era stata salvata all’ultimo minuto da un uomo



TRENTO. Si aggrava la posizione del vigili del fuoco volontario di Roverè della Luna individuato dalla procura come responsabile dell’incendio del 9 febbraio scorso che, nel piccolo borgo al confine fra Trentino e Alto Adige, aveva distrutto un deposito di mezzi agricoli. Per l’accusa infatti sarebbe sua la «mano» dietro ad altri due roghi: quello del 16 ottobre dello scorso anno che aveva interessato una casa abbandonata e soprattutto quello del 2 agosto nel quale erano rimasti feriti un’anziana e l’uomo che le aveva salvato la vita. Sono così diventati tre i casi di incendio doloso che vengono contestati al volontario per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Un’indagine difficile quella dei carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Paquale Profiti. Con una serie di indizi che avrebbero portato ad indicare nel vigile del fuoco l’autore degli incendi. Che non sono tutti quelli - dolosi - che si sono verificati nel piccolo comune nel giro di pochi mesi. Dieci gli episodi sui quali sono stati fatti degli accertamenti, tre quelli che vengono ricondotti all’indagato. Che si dice assolutamente innocente (e viene difeso anche dai colleghi che lo descrivono come una persona equilibrata e schiva) e che si è rivolto all’avvocato Filippo Fedrizzi per essere difeso.

Il rogo più grave, che aveva destato maggior clamore, è certamente quello dell’agosto dello scorso anno: è quasi mezzanotte e da una legnaia parte un incendio che intacca il tetto dell'appartamento dove vive Maria Pia Inama, 78 anni, in via Villotta. La donna era imprigionata nella sua casa ed era stata salvata da Stefan Iusco, 42 anni. Entrambi feriti, entrambi non hanno fatto denuncia e quindi l’accusa, anche per questo fatto è solo per l’incendio.

Un quadro accusatorio costruito da una serie di indizi concordati quello della procura che hanno un fermo immagine dell’uomo che passeggia vicino ad una zona dove poi scoppierà l’incendio. E poi il fatto che in alcuni casi fosse stato lo stesso pompiere a dare l’allarme e il primo ad intervenire. Elementi che vengono velutati diversamente dalla difesa. Ad esempio il fatto che l’uomo fosse fra i primi ad intervenire è spiegabile con il fatto che vive e lavora a Roverè della Lune e quindi il tempo di risposta alla chiamata è molto breve. E dalle testimonianze raccolte pare che fosse non proprio il primo ad arrivare sul posto, ma fra i primi cinque. Ora si dovrà decidere sul rinvio a giudizio.













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