Roncone, Mcv raddoppia: una sede da 10 mila metri

L’impresa Meccaniche Valentini esporta macchinari complessi per le industrie In valle è tra le poche in buona salute: piovono commesse da tutto il mondo


di Ettore Zini


RONCONE. I carroponte, oggi da dieci, reggeranno fino a trenta tonnellate ciascuno. A lavori finiti, la superficie coperta da cinquemila metri ne occuperà almeno il doppio. Sull’area di 22.000 metri quadrati, in località Fontanedo, sorgerà il più moderno complesso industriale della valle. Si fa presto a dire crisi. Ma non tutte le aziende sono in cattive acque. La Cmv, Costruzioni Meccaniche Valentini di Roncone, è una di queste. E, mentre in val del Chiese più di una realtà produttiva ha l’encefalogramma quasi piatto, per l’industria meccanica nata 26 anni or sono sulle ceneri della Valentini Legno Srl (allora si producevano macchine per segherie), piovono commesse da tutto il mondo.

«Oggi buona parte dei nostri prodotti – conferma il responsabile della produzione Adriano Giovannini - prende la strada dell’America del sud. Colombia, Messico e Argentina sono i destinatari della nuova linea Premium realizzata per il gruppo Tenaris». Ma, anche in passato l’azienda non ha mai patito i contraccolpi. La sua produzione (grandi macchinari e catene di montaggio per le imprese siderurgiche) ha sempre trovato mercato in tutti i paesi del Vecchio Continente. Ed ora esporta in America e nei mercati asiatici. Nel suo indirizzario non ci sono solo società come Dalmine, Ilva, Riva Acciaio o Marcegaglia: il gotha dell’industria nazionale. Ma gruppi come Techint, Innse, Itam, Iton Seine, Sam Montereau, e soprattutto Tenaris che, dopo il tracollo dell’Ilva di Taranto, ha assorbito buona parte della sua produzione.

«Gli unici ostacoli a nuovi ordinativi – dice ancora Giovannini - sono gli spazi. Ormai ridotti, per le esigenze di una ditta che esporta quasi tutto nei mercati emergenti». Tra i paesi destinatari di commesse ci sono anche Canada, Stati Uniti, Turchia, Israele, Romania e Cina. Per questo si guarda al futuro. E da alcuni giorni, sono iniziati i lavori di ampliamento dello stabilimento lungo la statale 237 del Caffaro. È stato abbattuto il capannone ex Steldo (Spagna srl), acquistato in vista dell’importante ristrutturazione. Il progetto, firmato dall’ingegnere Massimo Dalbon di Tione, in pratica accorpa tre capannoni esistenti, e cambia volto all’intera area industriale di Roncone. Dal 1988, da qui, partono i mastodontici tir, con il compito di portare a destinazione macchinari complessi come i convogliatori a catena o linee per la produzione di tubi speciali per l’industria petrolifera. Macchinari complessi, di altissima qualità. Realizzati e collaudati nello stabilimento, e consegnati “chiavi in mano”. Per cui, a volte, bisogna studiare percorsi stradali alternativi, in quanto non tutte le strade sono in grado di sopportare questi carichi. Punto di forza dell’azienda è il reparto progettazione. Con ingegneri e tecnici in grado di realizzare apparecchiature ad alto contenuto tecnologico, come macchine utensili per tubi senza sbavature, spianatrici, raddrizzatrici a caldo, vie a rulli e macchine di infornamento e sfornamento per brame e billette.

In organico - oltre ai titolari Davide Salvi e Gianfranco Ventura - 46 dipendenti: 30 nei reparti produttivi, 16 alla progettazione. Il fatturato è sui 20 milioni di euro l’anno. Ma, a ristrutturazione ultimata, anche i volumi sono destinati a crescere. L’investimento è di circa tre milioni di euro. «E l’antidoto a una congiuntura negativa - dice ancora Giovannini - è la qualità».













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