Rogger: «Una piazza più viva? Perché no»

Il monsignore «apre» agli eventi all'ombra del Duomo: «Oggi la vita ha le sue esigenze»


Maddalena Di Tolla


TRENTO. La piazza, la sua Basilica e le esigenze «laiche» dei cittadini: in che relazione devono stare, nel rispetto della memoria storica e religiosa? Come deve porsi l'amministrazione comunale, nel decidere come usare un luogo di grande spessore storico? Abbiamo ragionato di questo con Monsignor Iginio Rogger, che si è mostrato aperto alle necessità vitali della città.

Monsignore, ieri si festeggiavano gli ottocento anni dall'avvio della costruzione della Basilica. Cosa ne pensa?
Direi che si dovrebbe essere cauti, perché a me non consta che vi siano documenti storici che dimostrino quella data, il famoso ultimo giorno di febbraio del 1212. E a dire il vero anche l'attribuzione della paternità dell'opera al Vescovo Federico Vanga non è realistica. È vero, il Vanga aveva preso contatti con Adamo d'Arogno e con le maestranze ma poi andò in Palestina, alle Crociate, e vi è morto nel 1218.

Quindi, lei contesta la versione ufficiale?
Quale versione ufficiale? No, io vorrei evitare le polemiche. Ma sull'importanza di quella data si è esagerato. In realtà a lungo si sono ripetute opinioni circa la vicenda della Basilica che non si basavano su una conoscenza appropriata. Poi abbiamo scoperto molte cose, che sono state anche scritte in diversi libri e articoli (ad esempio le sue pubblicazioni, firmate anche con l'archeologo Enrico Cavada-ndr). Vede, se vogliamo ci sarebbe un'altra data, il 1145, che fu la consacrazione della basilica sottostante, dedicata a San Vigilio, di molto precedente alla nuova.

Allora, come dobbiamo guardare alla Piazza Duomo e alla sua relazione con la Basilica e con il Palazzo Pretorio?
Ecco, credo che si debba ragionare e ripartire dalla conoscenza di quello che fu, da una cultura della città. Un tempo, prima che la roggia fosse coperta, la piazza era nettamente divisa in due parti, che avevano anche due altezze diverse. La parte nord era storicamente dedicata al mercato, mentre la parte sud era sagrato e cimitero.

Ma allora sarebbe un'offesa, a suo parere, organizzare grandi eventi in Piazza Duomo?
Vorrei astenermi da un giudizio personale. Credo che la piazza sia di tutti e che oggi la vita abbia le sue dinamiche e le sue esigenze. L'importante è ragionarci sopra con consapevolezza. Ad esempio la piazza non era centrale allora, come è nella città odierna. La città romana era delimitata proprio dalle mura che correvano lungo una linea che oggi attraversa la piazza stessa. C'era un dentro la città, a nord di quella linea e poi un fuori dalla città, a sud di quella linea.

Cosa le piace di più oggi della Piazza?
Per mantenere la memoria del passato, della comunità cittadina e di quella cristiana, ho dedicato la mia vita a far sì che il Palazzo Pretorio non fosse solo un edificio statale, erariale, per così dire. Ho lavorato per far aprire il Museo Diocesano nel Palazzo Pretorio. Poi è anche vero che in altre città ci sono piazze centrali con belle e trasparenti rogge, che le attraversano ancora. Noi abbiamo deciso di coprire la nostra, uniformando la piazza. Pazienza.













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