Riva: Tomasi deve rinunciare al record di apnea

Problemi di compensazione: l'atleta trentino costretto ad arrendersi



RIVA. Non la nebbia, non l'acqua gelida del lago, nè tantomeno la pioggia battente: è stata una banale «intasatura» delle vie respiratorie (e dei canali auricolari) a rendere impossibile - ieri mattina a porto San Nicolò di Riva - il tentativo di record italiano di immersione in apnea di Michele Tomasi, il 45enne atleta di Caldonazzo (gestore di un camping), già notissimo a livello internazionale per le sue performacens subacquee «al limite».  Prima di arrendersi all'impossibilità di scendere fino a -61 metri in assetto costante (era quello l'obiettivo, il record in «acque interne»), Michele Tomasi ha provato ripetutamente la sua capacità di «compensare», vale a dire di sopportare la pressione degli abissi. Ma tre-quattro «viaggetti» fino a 30 metri di profondità, lo hanno convinto che se avesse proseguito oltre avrebbe corso il rischio minimo di fracassarsi il timpano e il rischio mortale di perdere il senso dell'equilibrio laddove è invece indispensabile.  Verso le 11.30, dopo almeno mezzora di prove - a pochi metri dalla barca dei giudici, dalle squadre dei subacquei d'appoggio e dalla sua piccola piattaforma superficiale di lancio - l'apneista trentino ha alzato bandiera bianca, lasciandosi consolare dal piccolo figlio Marco. «Oggi è andata così e mi dispiace - ha detto Michele Tomasi appena uscito dall'acqua - ma qui sul lago, a porto San Nicolò, ci tornerò di sicuro. E' un po' la mia seconda patria e l'anno prossimo, in settembre, ripeterò il tentativo».  Peraltro stimolato anche dal fatto che la Fipsas (la federazione dell'attività subacquea affiliata al Coni) ha finalmente deciso di inserire anche i record mondiali in «acque interne» nell'elenco delle prestazioni possibili per gli apneisti. Tenendo giustamente conto che, rispetto ai mari, i laghi presentano delle condizioni del tutto particolari, ancora più difficoltose per le basse temperature e la scarsa visibilità.  Michele Tomasi - che qualche settimana fa, sul mar Rosso, era sceso tranquillamente a -80 metri - è stato assistito nel suo tentativo di ieri da un gruppo di amici subacquei, dall'Ata Sub di Trento e naturalmente dal Gruppo Sommozzatori di Riva del presidente Graziano Marchi. C'era anche un folto pubblico sul prato davanti alla palestra sub: per lunghi minuti s'è sperato di assistere al record italiano, al prelievo della famosa targhetta in profondità. Se ne riparlerà nel 2011. L'apneista trentino, se non fosse stato tradito dalle cattive condizioni delle sue vie respiratorie avrebbe eseguito due prove; una senza ausilio di attrezzatura (in assetto costante) e l'altra con pinne. (s.m.)













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