Riva, restaurata l'abside di San Rocco

L'architetto Cinzia D'Agostino illustrerà i risultati di due anni di lavoro



RIVA. Nella giornata della sua festa, il 16 agosto, i rivani potranno tornare a salutare san Rocco, potente difensore dal flagello della peste, nell'abside restituita al suo originario splendore nella piazza omonima, a fianco del municipio, appena fuori Porta Bruciata. Alla cerimonia, fissata per le 11 con la celebrazione d'una messa, presenzierà l'architetto Cinzia D'Agostino, responsabile del progetto e della direzione lavori eseguiti dalla Soprintendenza dei Beni architettonici della Provincia.

La chiesa -come si legge nello studio che vi hanno dedicato cinque anni addietro Maria Luisa Crosina e Francesca Odorizzi- fu edificata per voto della comunità dopo la peste che nel 1512 decimò anche Riva, e consacrata nel 1574. Durante la prima guerra mondiale venne colpita da una cannonata e fu Giancarlo Maroni a decidere l'abbattimento della navata principale, lasciando in piedi solo l'abside: operazione che il comune di Riva avrebbe voluto eseguire per assicurare spazio e luce all'adiacente municipio, ma che l'imperial-regia luogotenenza del Tirolo vietò in maniera assoluta.

Dal 1920 grazie anche all'apertura dell'Ara dei Caduti per la patria voluta da Maroni nel progetto di riassetto della piazza, la cappella di San Rocco divenne il luogo deputato per le manifestazioni patriottiche: lì sostarono anche le spoglie dei Martiri del 28 giugno. Gli anni e qualche restauro eseguito negli anni precedenti avevano provocato un evidente degrado negli affreschi, nelle decorazioni, nell'altare ligneo, nei marmi policromi: in tutto quel che restava sul posto degli antichi arredi dopo che i quadri erano stati trasferiti al Museo, compresa la predella dell'altare che reca una importante veduta di Riva del 1614, e compresa la statua lignea del santo, messa al sicuro e sostituita con una copia.

Ora il restauro è completato. Particolare attenzione per i dipinti, alcuni malandati tanti da risultare illeggibili, e per le opere in pietra, la lapide eseguita da Andrea Malfatti e dedicata all'arciprete Giuseppe Ciolli, morto nel 1877, e l'altare realizzato da Cristoforo e Sebastiano Benedetti. Le parti dell'altare vennero realizzate dai due fratelli scultori a Castione, quindi trasferite a Torbole nella primavera del 1700 ed infine portate a Riva in barca per il successivo montaggio: furono necessari tre viaggi.













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