Riforma delle Comunità Pd e Upt prendono tempo

Vertice di maggioranza, restano da sciogliere i nodi del decentramento dei poteri e della governance non legittimata dalle elezioni. Appuntamento a settembre


di Chiara Bert


TRENTO. Quale legittimazione avranno un presidente e una giunta delle Comunità di valle che non saranno più eletti dai cittadini? E quali poteri si intendono dare agli enti intermedi, competenze reali o semplici deleghe della Provincia? Sono i nodi che restano ancora da sciogliere in vista della modifica della riforma istituzionale a 8 anni dal varo della legge che istituì le Comunità. Riforma su cui oggi pesa l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha rimesso alla Consulta la decisione sulla costituzionalità degli enti intermedi. Ieri la maggioranza provinciale (Pd, Upt, Patt, Ual, Verdi e Socialisti) è tornata a riunirsi per un confronto sulla bozza consegnata dal presidente Ugo Rossi e dall’assessore agli enti locali Carlo Daldoss lo scorso 28 luglio. Confronto costruttivo,ma i dubbi rimangono molti, tanto che sia Pd che Upt hanno chiesto altro tempo per fare ciascuno le proprie verifiche e condividere una posizione dentro il partito e sul territorio. Si va dunque a settembre. Da parte sua, Rossi ha concesso tre settimane prima di un nuovo incontro: ha ricordato il parere del costituzionalista Onida secondo il quale le Comunità non possono essere enti elettivi. «Non vogliamo tornare ai Comprensori», ha rassicurato il governatore, ricordando però ai partiti della sua coalizione che non è più il tempo di discussioni sui principi, ma di avanzare proposte concrete. Obiettivo: andare in aula con la riforma a novembre, con un margine di tempo sufficiente in vista delle elezioni amministrative della primavera 2015. Da parte Pd, la segretaria Giulia Robol ha chiesto che la giunta indichi con chiarezza qual è il disegno politico e quali sono le potenziali fusioni dei Comuni che si vogliono raggiungere: «Per il Pd l’obiettivo è arrivare a un dimezzamento dei 217 Comuni attuali». Ma Robol rilancia anche una provocazione politica: «Senza un reale decentramento dei poteri dalla Provincia, le Comunità hanno ancora senso? Piuttosto aboliamole». Il capogruppo Gianpiero Passamani resta invece su quello che l’Upt considera il nodo politico irrisolto: «La mancanza di legittimazione popolare di presidente e giunta senza l’elezione dirretta». Il partito consulterà altri giuristi. Intanto la proposta di una «consulta civica» eletta direttamente dai cittadini con poteri consultivi non convince il Pd: «Rischia di entrare in contrasto con il consiglio e di complicare il quadro istituzionale».













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