OSSANA

Ricatto online, si uccide a 19 anni: indaga la polizia postale 

Il dramma. Si ipotizza il nuovo reato di diffusione di immagini o video sessualmente espliciti e quello di morte derivante da altro reato. Dietro queste estorsioni spesso bande internazionali



TRENTO. La polizia postale indaga sulle cause che hanno spinto Mattia Bezzi, giovane aiuto cuoco di 19 anni, che il 3 settembre scorso si è tolto la vita per la vergogna, per essere rimasto vittima di un ricatto sessuale. Le ipotesi di reato sono quella prevista dalla nuova norma dell’articolo 612 ter del codice penale, ovvero diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti e quella di morte derivante da altro reato.

Il giovane Mattia il 3 settembre si era allontanato da casa. Il suo mondo era stato sconvolto poco prima da un ricatto sessuale. Aveva accettato l’amicizia di una donna, o meglio di quella che sembrava una donna, e le aveva mandato una sua immagine. Una foto che chi si nascondeva dietro quel profilo aveva usato per ricattarlo. Non si sa chi sia l’autore reale del ricatto, dal momento che dietro operazioni si celano spesso bande di delinquenti che si approfittano della buona fede di chi ha ancora poca dimestichezza con i social e con i loro tranelli.

Quello che si sa è che quando ha avuto l’immagine di Mattia l’ha usata per fargli del male, per chiedergli soldi. Un comportamento tipico che rientra nella categoria più ampia del revenge porn. Quando il delinquente o la delinquente che si nascondevano dietro quel falso profilo hanno cercato di contattare una sua amica, Mattia è precipitato nell’incubo.

Ora il padre, Guido Bezzi, si dispera a bassa voce: «Sarebbe bastata una denuncia e si sarebbe interrotto tutto. Invece Mattia aveva un forte senso dell’onore e sapeva di essere stimato e apprezzato dalla comunità. Quando ha capito che questa gente stava diffondendo le sue immagini lui non lo ha sopportato». E così ha deciso di lasciare suo padre, sua madre, sua sorella e suo fratello.

La comunità è sconvolta, ma papà Guido vuole affrontare il problema alla radice, vuole che se ne parli, soprattutto per evitare che possa accadere anche ad altri giovani. Ieri sera l’ispettore della Polizia Postale Mauro Berti ha incontrato i cittadini al teatro di Fucine perché questo è anche e soprattutto un problema culturale e sociale. I giovani spesso si sentono soli e pensano di poter evadere da questa solitudine online, senza parlare e confrontarsi con chi gli sta vicino.













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