«Razzista? No, volevo solo tutelarmi» 

Parla il locatore accusato da una studentessa: «Ho avuto brutte esperienze e volevo evitare affittuari troppo lontani»



TRENTO. «Razzista io? Ma guardi che questa cosa è senza senso. Mi stanno bersagliando di messaggi su Facebook e ancora non ho capito perché».

È sinceramente provato il locatore di Trento finito nel girone dei «razzisti» per aver rifiutato l’appartamento ad una studentessa proveniente da Pescara anziché dal Triveneto o dalla Lombardia, come lui aveva indicato nel suo annuncio.

Lo sfogo della studentessa, affidato al giornale degli universitari (con tanto di screeshot dello scambio di messaggi col locatore) è diventato in breve tempo virale sul web. E lui, il proprietario delle case, nel giro di una notte è passato da tranquillo locatore di provincia a simbolo della discriminazione sugli affitti. «La questione - spiega oggi - è molto banale. Ho inserito quella clausola “territoriale” dopo aver consultato il mio avvocato solo per un motivo organizzativo. Poiché succede spesso che gli studenti danneggino i locali o abbiano un uso delle utenze oltre le cifre pattuite, mi trovo costretto a rincorrerli in mezza Italia per farmi pagare. E siccome - ma lo dico senza esprimere giudizi di valore - molte di queste vertenze mi sono capitate con studenti del sud ho pensato che fosse più semplice per me e per il mio avvocato restringere la zona di origine degli affittuari. Del resto, mettendo Triveneto e Lombardia potrebbero sentirsi esclusi anche i piemontesi o gli emiliani, no?».

Quindi la “questione meridionale” non c’entra nulla, a sentire il proprietario dell’immobile. «Affitto case agli studenti da 17 anni - spiega l’uomo - in questo momento ospito ragazze sarde, pugliesi e marchigiane. Ho avuto tanti problemi con tanti studenti provenienti da ogni parte dal Paese. Ho sempre cercato di selezionare le persone sulla base dell’affidabilità, ma spesso mi è successo di dovermi accollare spese o danni soltanto per non dover fare causa a 500 chilometri da casa. Ecco perché ora ho deciso di affittare a studenti che vivono più vicino, solo per mie personali questioni organizzative».

Il polverone mediatico sui social scatenato dal suo «no» alla studentessa di Pescara, però, lo ha lasciato amareggiato. «Ci siamo scambiati qualche messaggio ed ecco il risultato. Mi ritrovo additato da tutti come razzista senza aver mai nemmeno pensato ciò di cui mi si accusa. Trovo questi comportamenti molto scorretti».

La ragazza di Pescara, ma anche altre ragazze che hanno accusato l’uomo postando su Facebook frasi e link che lo hanno reso identificabile, ora potrebbero vedersi tirate in ballo in sede legale. O, almeno, è quello che assicura l’avvocato del locatario: «Tutta questa storia è surreale - spiega il legale - perché non c’è nulla di vero nelle accuse di razzismo. Usare in modo superficiale il web o spedire ad un giornale gli screenshot dei messaggi privati scambiati con il mio assistito è stata una scelta della quale le ragazze ora dovranno rispondere davanti al giudice».

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