Ragazzo scomparso, notte da incubo

Si temeva il peggio per un diciassettenne roveretano cercato nell’Adige. Ieri mattina è tornato: «Mi hanno rapinato»


di Paolo Tagliente


ROVERETO. Per ore, un centinaio di uomini l’ha cercato fino a notte fonda. Del diciassettenne scomparso domenica sera, però, sembrava essersi persa ogni traccia e, alla fine, poco prima delle 3 di notte, il piccolo esercito s’era arreso. L’angoscia di familiari e amici è finita solo ieri mattina, quando il ragazzo s’è presentato a casa di uno zio, raccontando di essere stato rapinato.

La vicenda che, nelle scorse ore, ha avuto come protagonista un giovane roveretano può essere riassunta tutta qui. L’allarme era scattato attorno alle 22.30 di domenica quando i genitori, dopo averlo atteso a lungo, hanno rotto gli ultimi indugi e lanciato l’allarme. Molti erano, d’altra parte, i motivi di preoccupazione: il ragazzo, il cui cellulare non era più raggiungibile, nelle ore precedenti alla scomparsa aveva parlato con alcuni amici, lasciando intendere la volontà di farla finita. Ad uno di loro, in particolare, in serata aveva detto «Tra un’ora e mezza non ci sarò più». Alla richiesta d’aiuto era seguito un brevissimo summit presso la caserma dei carabinieri di Rovereto e poi erano partite le ricerche: i vigili di ben sei corpi avevano iniziato a controllare le rive e le acque dell’Adige fino a Mori. Nessuno ne voleva parlare in modo esplicito, ma c’era il timore che il giovane avesse potuto scegliere le acque del fiume per portare a termine i suoi propositi. Uno spiraglio di ottimismo è arrivato quando, nei pressi della stazione ferroviaria di Rovereto, è stata rinvenuta la bici del diciassettenne. Difficile pensare, insomma, che avesse raggiunto le sponde del fiume dopo aver lasciato la bicicletta in città, preoccupandosi oltre tutto di chiuderla con il lucchetto. E a quel punto aveva iniziato a farsi strada una seconda ipotesi: che avesse preso un treno diretto a sud. Negli ultimi tempi, infatti, il ragazzo aveva espresso il desiderio di recarsi in meridione, in Calabria. A rafforzare questa speranza anche gli orari ferroviari che, con il treno delle 22.30, avrebbero potuto rispondere alle esigenze del ragazzo. Pochi minuti e la segnalazione e la fotografia dello scomparso erano già nei comandi della polizia ferroviaria di mezza Italia. Alle 2.30, rincuorati dalla convinzione sempre più forte che il giovane avesse deciso di andarsene con un treno e non di togliersi la vita, vigili del fuoco - coordinati dai colleghi roveretani -, Carabinieri e Polizia avevano deciso di sospendere le ricerche.

La notte è passata veloce, ovviamente insonne per mamma, papà e i familiari del ragazzo, ma ieri mattina all’alba è arrivata la svolta. Per fortuna positiva. Il diciassettenne ha bussato alla porta di uno zio e ha chiesto aiuto. Appariva scosso e molto stanco, ha raccontato di essere stato vittima di una rapina, ma tutto sommato sembrava in buone condizioni. Lo zio ha informato il Commissariato e una volante della Polizia ha accompagnato il giovane al Pronto Soccorso di Rovereto, dove è stato sottoposto ad una lunga serie di esami che, per fortuna, non hanno evidenziato alcun problema serio. Questo l’aspetto più importante anche se la ricostruzione di quanto accadutogli nelle ultime ore fatte dal teen-ager non convince affatto le forze dell’ordine. Ma si tratta di particolari che per ora sono messi in secondo piano dalla gioia regalata dalla fine di un incubo.

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