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Quel condominio «ostaggio» dei ladri

Al Civico 12 di via della Predara non ne possono più. Scalando i poggioli i malviventi fanno razzia negli appartamenti


di Claudio Libera


TRENTO. Pensare ad un palazzo con decine di appartamenti preso di mira a più riprese dai ladri può “essere normale” di questi tempi. Se però “l’assalto acrobatico” avviene nelle ex cave di pietra rosa di Trento, a Capodanno, salendo sino al terzo piano dai poggioli, ciò diventa più eclatante. Ed è quanto successo ancora una volta la sera di San Silvestro al civico 12 di via della Predara, già Largo Nazario Sauro.

Un palazzo “storico”, in pietra, dell’Itea, che ospita anziani, famiglie con bambini, single e nuovi cittadini. I furti, le effrazioni ed i danneggiamenti, come denunciato ai carabinieri, sono avvenuti in un arco temporale che va dalle 20.20 alle 23 circa. Anche se più residenti hanno notato tre individui sostare nel piccolo parco giochi sin dal pomeriggio. «Sono uscita verso le 20.20 – racconta Antonietta Medini vedova Bettini, per andare a mangiare una pizza; sono rientrata alle 23 ed ho trovato la luce accesa, i cassetti di mobili ed armadi aperti, la foto del mio povero marito appoggiata sul divano (probabilmente urtata dalla mano che cercava l’interruttore, ndr). In cucina la finestra col vetro sfondato.

Ho chiamato i carabinieri col telefonino, sono arrivati dopo 3 minuti; uno ha ispezionato l’appartamento, l’altro ha fatto il giro dello stabile». Abita al secondo piano e pure qui i malviventi acrobati sono arrivati arrampicandosi sui sostegni delle ringhiere dei poggioli. «Non hanno portato via nulla ma ho ri-lavato tutto, mi sono sentita violentata; al telefono di casa risultava una chiamata alle 21.30, secondo i carabinieri lo squillo potrebbe averli disturbati e fatti fuggire. Non è l’unico episodio accadutole in questo periodo: dieci giorni fa di pomeriggio ho sentito un fruscio alla porta; pensavo alle pulizie, poi ho visto una tessera che si infilava all’altezza della serratura. Dallo spioncino non ho visto nulla, ho spalancato la porta e nell’angolo cieco c’era una donna, con un velo bianco. L’ho presa per il petto, spinta lontano e richiuso velocemente. So di aver sbagliato ma è stato più forte di me».

Negli stessi minuti della sera di San Silvestro, al primo, scala a sinistra, mamma e figlia erano a letto a vedere la tv, in attesa della mezzanotte. Il rumore tipico della persiana che si apre ha fatto sobbalzare la figlia Ivana che senza dire nulla a mamma Maria, 91 anni il giorno di Natale, è uscita in cucina ed ha notato le persiane della porta finestra aperte. Ha acceso la luce chiedendo aiuto ad alta voce al telefono; poi sbirciando dalla finestra ha notato una persona che correva verso una macchina con due persone a bordo che si è allontanata velocemente. Il 2 gennaio, Rita Forti vedova Carlin, 87 anni, è rientrata a casa al terzo piano, dopo aver trascorso qualche giorno in compagnia della figlia Anna e della sua famiglia a Lavarone. “Ho trovato tutto sottosopra, la finestra della cucina forzata; sul davanzale, profondo mezzo metro, avevo poggiato dei vasi di fiori ed uno scolapiatti.

Non hanno rotto nulla, sono entrati e dopo aver rovistato nei cassetti hanno portato via la fede del mio povero marito Bruno, scomparso il 16 ottobre e qualche ricordo”. Il genero ieri ha installato delle inferriate alle finestre; un tecnico dell’Itea, nel pomeriggio, ha effettuato un sopralluogo negli appartamenti visitati dai ladri per stabilire tempi e modi degli interventi. I residenti, con molto garbo, chiedono a chi di dovere un controllo più serrato in questa zona della città che di sera diventa quasi negletta periferia.













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