l'intervista

"Quarta ritornerà e non siamo solo noi ad essere in pericolo"

Parla Matteo Morlino, il padre di Carmela: "Ha in mente un disegno criminoso ben preciso"


di Andrea Selva


TRENTO. «E’ una persona pericolosa, con un disegno ben preciso in mente, bisogna prenderlo al più presto. Ritengo che ci siano persone in pericolo senza nemmeno saperlo». Così Matteo Morlino definisce l’ex genero Marco Quarta, l’uomo che gli ha ucciso la figlia Carmela e che da sei giorni ormai è in fuga.

Signor Morlino, perché pensa che Marco Quarta sia così pericoloso?

Perché ha un disegno in mente. Lo sa che prima di andare a casa di mia figlia ha affidato il cane al fratello? Sapeva bene cosa sarebbe successo dopo e ora chissà dov’è: forse in giro per l’Italia o forse dietro quella casa laggiù (a Zivignago, ndr) pronto a fare del male. Sicuramente ben equipaggiato per una fuga che aveva progettato in precedenza.

Con sua figlia Carmela c’era il problema della separazione, ma perché altri dovrebbero essere in pericolo?

Perché si tratta di un uomo diabolico, dalla personalità complessa, che vede nemici anche dove non ci sono, magari persone che (secondo lui) gli hanno fatto uno sgarbo o un torto. Come il vicino di casa che l’ha disarmato quella sera in cui ha ucciso mia figlia sull’uscio di casa. E se i nostri nipoti si sono salvati è stato perché Carmela ha subito ordinato loro di andare a bussare alla porta dei vicini di casa.

Avete avuto contatti in questi giorni con i familiari del suo ex genero?

Nessuno. Ma in realtà non abbiamo mai avuto rapporti. Era mia figlia - invece - che li sentiva molto di frequente, prima della separazione, tenendoli al corrente dei problemi che aveva con il marito ma senza ricevere grande aiuto.

Non sono mai intervenuti?

Tante parole e promesse, ma fatti niente, finché - quando le cose si sono complicate - sono stati sempre accanto al figlio. Non sono mai stati capaci di vedere quello che era evidente. Anzi non hanno mai voluto vedere.

Che cosa non volevano vedere?

Che si tratta di un uomo capace di grandi violenze psicologiche, dovute forse alle sue insicurezze. Non voleva che mia figlia tenesse i contatti con noi a Foggia, non amava frequentare altre persone. Finché la situazione è precipitata e mia figlia ha chiesto aiuto a noi genitori e subito - nei mesi scorsi - siamo venuti in Trentino. Si è praticamente rifugiata da noi, nel mini appartamento in cui ci siamo sistemati a poca distanza da casa sua. E poi abbiamo assistito a un vero e proprio stalking: quell’uomo si appostava fuori di casa e quando ha lasciato l’abitazione di famiglia ha portato via gli oggetti personali di mia figlia, anche la sua biancheria intima. L’ennesimo atto di violenza.

Quando è cominciato tutto questo?

Vorrei dire il giorno che si sono conosciuti, vorrei dire che quell’uomo non mi è mai piaciuto, che il giorno del loro matrimonio ho sentito il padre di Marco Quarta ammonire il figlio di non fare male a Carmela: la realtà è che i suoi genitori conoscevano bene quell’uomo, maforse le cose siano precipitate il giorno in cui è nato il primo bambino e nella famiglia di mia figlia - come talvolta accade - sono saltati gli equilibri.

Ha un’idea di cosa sua figlia abbia trovato in quell’uomo?

Me lo sono chiesto tante volte. Erano vissuti anche assieme prima del matrimonio. Io non lo so perché queste donne (non solo mia figlia) finiscono in situazioni del genere. Forse per un atteggiamento simile a quello di un’infermiera che si prende cura di un malato? Ma non è giusto usare la parola “malato” perché sembra quasi un’attenuante nei confronti di una persona pericolosa e diabolica. Mi viene in mente un libro.

Che libro?

Cronaca di una morte annunciata. Ripercorro la vicenda di mia figlia all’indietro e vedo che c’erano tutti gli indizi per capire cosa sarebbe successo. La verità è che mia figlia ha chiesto aiuto in tutti i modi, ma per queste donne non si fa abbastanza.

Le risulta che lui sia in fuga con i soldi di lei?

Lui aveva il conto a nome suo, mentre il conto di lei era a nome di entrambi. E poi c’era il libretto postale al portatore che aveva trattenuto lui: non sappiamo quanto abbia prelevato da quel conto. La realtà è che la famiglia andava avanti con le risorse di Carmela e con gli aiuti che non abbiamo mai fatto mancare loro.

Che cosa la spaventa di più ora?

Che cali l’attenzione su questo caso prima che lui venga arrestato. Ora ci sono i carabinieri (che ringrazio) fuori dalla porta, ma solo quando lo prenderanno ci sentiremo sicuri. E ripeto: non vale solo per noi.













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