Pubblici, Fenalt pronta a tornare in piazza 

Ieri assemblea dei lavoratori: «Senza nuove risorse non si può chiudere il contratto»



TRENTO. Entra nel vivo la discussione sul rinnovo del contratto dei dipendenti provinciali. Il sindacato autonomo Fenalt, riunito in assemblea presso la Sala della Cooperazione, assicura di voler lavorare per l’unità sindacale, ma non lesina le critiche alle altre sigle. Il presidente Bruno Boschetti: «Noi ascoltiamo i nostri iscritti prima di sederci al tavolo, a differenza di altri sindacati che prima vanno alla vertenza e poi discutono. Crediamo però nell’unità sindacale: siamo scesi in piazza insieme e abbiamo ottenuto dei risultati». Coordinarsi con gli altri è però complesso: «È un processo che richiede fatica e compromessi. Noi ci sentiamo discriminati, forse perché siamo liberi e non condizionati dalla politica». Boschetti domanda polemicamente: «Dove erano gli altri sindacati quando sono stati approvati il Job Act e la legge Fornero?» Rimanda al mittente i luoghi comuni sui dipendenti pubblici: «Se in Trentino siamo ai primi posti nelle classifiche per la qualità dei servizi, non è solo merito dei dirigenti, ma anche dei lavoratori. Altro che fannulloni». Sulle prospettive del tavolo con Ugo Rossi, Boschetti è scettico: «Senza nuove risorse non si potrà chiudere il contratto. Dovremo tornare in piazza, contarci e far sentire la nostra voce». Sul contratto dei dipendenti pubblici il segretario Fenalt Maurizio Valentinotti professa realismo: «Quando si è seduti al tavolo, si discute sulla base delle risorse che ci sono. Ma dobbiamo guardare in faccia i politici che fanno la scelta di non mettere a disposizione le risorse necessarie». Valentinotti torna sul tema del precariato nella pubblica amministrazione: «Con la “legge Madia” si può arrivare a una stabilizzazione dei contratti, ma noi con la nostra autonomia possiamo prendere il meglio della legge e salvare posti di lavoro». Si punta l’indice poi contro la prassi delle consulenze esterne, soprattutto nei Comuni: «Il Comune fa un lavoro con una ditta esterna per ridurre al minimo la sua spesa corrente, ma la paga molto di più di quanto si pagherebbe un operaio direttamente assunto». Si sollevano dei dubbi anche sulle recenti fusioni dei piccoli Comuni: «Sarebbe stata un’occasione interessante perché i Comuni si ristrutturassero, puntando sulla formazione specifica dei lavoratori. Ma non è andata così, hanno semplicemente fuso gli organici: il risparmio previsto deriverà solamente dalla mancata sostituzione dei dipendenti che vanno in pensione». Sull’assessore agli enti locali Carlo Daldoss, Valentinotti dice: «Il suo errore è di ritenere i dipendenti dei Comuni una spesa e non una risorsa. Nel settore pubblico e nelle Rsa c’è bisogno di lavoratori, bisogna assumere. Di recente Daldoss ha proposto di riprendere il turnover di chi va in pensione: una buona cosa, non vorremmo però sia fatta in una logica elettorale». (f.p.)













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