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Provincia, sì ai rimborsi per l’eterologa

L’Azienda sanitaria garantirà la copertura delle prestazioni alle coppie che si rivolgono ai centri nelle altre regioni


di Chiara Bert


TRENTO. Un mese fa il Tribunale di Trento accoglieva il ricorso di una coppia trentina, obbligando l’Azienda sanitaria a sostenere le spese della procreazione assistita eterologa (con gameti esterni alla coppia). «Il Trentino - aveva ricordato l’avvocato della coppia, Alexander Schuster - è un caso isolato nel Nord Italia ed è stato giustamente sanzionato». «L’ente pubblico paga solo quando c’è una norma - aveva replicato il dirigente del Dipartimento salute Silvio Fedrigotti - prima dell’inserimento dell’eterologa nei Lea (i livelli essenziali di assistenza) c’era solo una sentenza». La Provincia si era riservata di decidere se resistere solo dopo aver esaminato le motivazioni dell’ordinanza.

La decisione adottata lunedì dalla giunta provinciale dimostra che una scelta è stata fatta: alle coppie residenti in provincia (prescindendo dal requisito dei tre anni) che si rivolgono ai centri di procreazione assistita delle altre regioni (quello di Arco attualmente garantisce solo la fecondazione di tipo omologo, ovvero con i gameti della coppia), l’Azienda sanitaria erogherà in via transitoria la fecondazione eterologa, riconoscendo un rimborso che corrisponde alla tariffa unica convenzionale approvata il 25 settembre 2014 alla Conferenza delle Regioni con l’obiettivo di dare indirizzi omogenei sul territorio.

Nel dettaglio queste sono le tariffe: per la fecondazione eterologa con seme da donatore con inseminazione intrauterina 1500 euro (compresi 500 euro per i farmaci); 3.500 euro per la fecondazione eterologa con seme da donatore in vitro (compresi 500 euro per i farmaci); infine 4000 euro per la fecondazione eterologa con ovociti da donatrice (sempre compresi 500 euro per i medicinali).

La legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita aveva previsto il divieto in Italia delle tecniche di tipo eterologo, divieto dichiarato incostituzionale dalla Consulta nel 2014. Il 1° luglio 2015 il ministero ha emanato un decreto con le linee guida anche per l’eterologa e il 28 dicembre dello stesso anno la conferenza Stato–Regioni ha sancito un’intesa sul decreto del governo che comprende anche l’eterologa tra i livelli essenziali di assistenza. Il decreto prevede che le coppie che si sottopongono a queste procedure contribuiscano ai costi delle attività nella misura fissata dalle Regioni, ma il decreto - ricorda la giunta nella delibera - non è ancora stato emanato. Nell’attesa, in via transitoria, la giunta ha comunque deciso di autorizzare l’Azienda sanitaria a coprire le spese (che per queste tecniche sono molto alte) riconoscendo un rimborso massimo e prescindendo dal requisito della residenza triennale. Per ora le coppie trentine dovranno rivolgersi fuori provincia perché il Centro di Arco non è ancora operativo.













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