Provincia, ogni giorno sette infortuni

In piazza Dante arrivano 2.200 richieste di risarcimento danni all'anno


Robert Tosin


TRENTO. Ogni giorno sette persone si fanno del male e chiedono un risarcimento alla Provincia. Cose di poco conto, quasi sempre, ma sufficienti per far intervenire l'assicurazione che registra questo fenomeno scrupolosamente, verificando se esistono gli estremi per far scattare eventuali risarcimenti. La casistica degli infortuni è molto varia, molti i denti rotti e i traumi facciali. Le curiosità emergono dal bando di gara aperto dalla Provincia per sottoscrivere un contratto con una compagnia d'assicurazione relativo alla responsabilità civile verso terzi e ai dipendenti dell'istituzione.

Per dare tutte le informazioni necessarie alla formulazione di un preventivo, in allegato alla documentazione c'è anche un elenco dettagliato delle vicissitudini assicurative degli ultimi anni, tra cui anche un fitto elenco di guai occorsi ai trentini che hanno ritenuto la Provincia, direttamente o indirettamente, responsabile. Nell'arco di un anno (quello preso in esame va dal giugno del 2010 al giugno del 2011) gli infortuni arrivati nella casella postale dell'assicurazione sono stati 2.264. Per la verità non è un numero esorbitante, se consideriamo che i residenti in Trentino sono 500 mila e le competenze provinciali sono praticamente ovunque.

A stretto rigore statistico, il conto ci porta a valutare una media di quasi sette infortuni al giorno. Tra i più frequenti ci sono quelli che procurano ferite alle mani, ma curiosamente sono molti i danni ai denti. Tra incisivi scalfiti, rotti, scheggiati, persino lussati i guai alla bocca sono davvero tanti. Così come le ferite riportate al volto, quasi sempre brutto ricordo di rovinose cadute. E' la tipologia che più si presenta nelle denunce che la Provincia gira alla compagnia d'assicurazione che valuta gli estremi del fatto. Vien da pensare che la maggior parte degli infortuni è dovuta a occasioni di cattiva manutenzione stradale: buche o sconnessioni di cui si chiama come responsabile l'ente pubblico. Molto meno spesso si tiene conto della propria sbadataggine e comunque è assolutamente legittimo far valere le proprie ragioni.

Le cadute, dunque, sono l'incidente più frequente discusso e trattato dall'assicurazione che ha in appalto il servizio. Le dita? Un'ecatombe, ma non può essere diversamente. Schiacciate, storte, amputate, graffiate, rotte, tutto insomma quello che la scienza medica conosce è passato dai fascicoli dell'assicurazione che prende nota degli incidenti. Le gambe, anche loro a rischio, lo sono però meno delle mani, strumenti di lavoro per eccellenza. A parte qualche frattura, non frequentissima nei 2264 casi, i fenomeni più ricorrenti sono quelli della distorsione: ginocchio e caviglia sono le parti anatomiche più sollecitate da questo punto di vista. Magari una brusca caduta o un ostacolo improvviso portano a poggiare male la gamba e in un attimo l'articolazione va fuori posto. Per non parlare poi dei bolognini fuori posto che insidiano i piedini calzati di tacco delle signore. Magagne all'ordine del giorno, tutto sommato, e queste cose possono succedere anche scendendo le scale di casa, non è per forza necessari lavorare in un cantiere stradale o in mezzo ai boschi in altura. Leggermente più misteriosi, almeno dal punto di vista della dinamica, i diversi incidenti che hanno causato traumi ai genitali. L'anno passato ve ne sono stati alcuni, peraltro non risarciti dall'assicurazione.













Scuola & Ricerca

In primo piano