Provincia, giri di valzer tra i dirigenti

Prime «mosse» nella rivoluzione voluta da Dellai. Che lascia molti scontenti


Luca Petermaier


TRENTO. La sensazione - raccontano in Provincia - è simile a quella di chi attende un giudizio senza avere la minima idea dell'esito: promossi o bocciati, la probabilità è la stessa. Non sono giorni tranquilli, questi, per i dirigenti di piazza Dante, alle prese con una riorganizzazione interna ora in fase di accelerazione. Tanto che, in alcuni servizi, già ci si saluta come se non ci dovesse vedere più. La Provincia di Trento è un piccolo microcosmo con propri equilibri e punti fermi. Considerato un carrozzone pesante e immobile per anni ora la giunta Dellai intende scuoterlo e tagliarne i rami secchi.

«Una rivoluzione», quella varata dall'esecutivo che comprime i dipartimenti da 21 a 10 (più l'Avvocatura) e lascerà scontenti la metà dei dirigenti generali oggi in carica. E mentre la delibera della giunta che disciplina la riorganizzazione è stata «bloccata» in commissione dal fuoco amico di Upt e Pd, che la giudicano eccessivamente pesante tanto da mettere a rischio le professionalità interne, dentro - negli uffici - il telefono di alcuni dirigenti ha già cominciato a squillare. I maligni dicono che uno dei criteri scelti per «sopprimere» questo o quel servizio o sostituire questo o quel dirigente è quello del «disinnesco» delle potenziali voci critiche. Solo voci, certo è che dentro il palazzo gli scontenti sono tanti.

«La giunta si è mossa in modo per nulla condiviso - si sfoga un dirigente generale - tanto che la delibera che definisce i nuovi assetti noi l'abbiamo avuta dai sindacati. Il rischio che la dirigenza provinciale venga divisa in amministratori di seria A e amministratori di serie B è alto. Diciamo la verità: c'è stata scarsa attenzione alle risorse professionali». In qualche ufficio della Provincia i cambiamenti sono già stati annunciati e i ben informati raccontano di scene di «addio» tra colleghi al limite della commozione. Ma il vero timore è: «Che cosa sarà di noi una volta bocciati?».

Il problema è relativo per i dirigenti generali che resteranno senza dipartimento visto che la giunta ha stabilito che - fino a fine legislatura - manterranno invariato lo stipendio e seguiranno un incarico speciale. Diversa è la situazione per i dirigenti di servizio o per i direttori. Se perdessero il loro ufficio (perché assorbito da altri) si aprirebbero le porte della mobilità interna, chissà dove. Insomma, il valzer delle scrivanie è già iniziato e il clima negli uffici comincia a farsi pesantino e intanto le indiscrezioni della prima ora si fanno sempre più concrete. All'istruzione, ad esempio, resterà di sicuro alla guida Marco Tomasi con Laura Boschini (attività culturali) che dovrà cedere il passo. Sempre più sicuro un incarico «super» a Paolo Nicoletti al commercio e turismo e sarà lotta tra Livia Ferrario e Antonella Chiusole per il Dipartimento welfare e lavoro.













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