Provincia: ecco la «Brunetta» in salsa trentina

Approvata la nuova legge sul personale: meno dirigenti, più merito



TRENTO. Anche il Trentino ha la sua «legge Brunetta» in piccolo. Con 19 voti favorevoli (tutta la maggioranza), 5 astenuti (Pdl) e 5 contrari (Lega e Civica Divina) il consiglio provinciale ha approvato il disegno di legge sul personale della Provincia che recepisce una parte delle norme contenute nell'ormai noto decreto che porta il nome del ministro alla pubblica amministrazione. La «Brunetta» in salsa trentina, presentata in aula dall'assessore Mauro Gilmozzi, è molto meno impattante di quanto non si temesse ma le novità «rivoluzionarie» non mancano. E' previsto il taglio dei dirigenti generali, una modifica nel Nucleo di valutazione dei dirigenti che saranno anche responsabilizzati sulla rilevazione di produttività e sulle violazioni disciplinari. E' introdotta una rotazione degli incarichi, lo stop ai dirigenti-pensionati, una migliore distribuzione dei collaudi e una serie di norme all'avanguardia in tema di pari opportunità. Provinciali-segretari. Viene previsto che la Provincia puó autorizzare la messa a disposizione, a tempo pieno o parziale, di personale dipendente della Provincia in possesso dell'abilitazione alle funzioni di segretario comunale per assumere temporaneamente le funzioni di segretario comunale nei comuni e nelle comunitá di valle in attesa della copertura definitiva del posto. Calano i dirigenti. L'articolo 8 della nuova legge prevede che i dirigenti generali della provincia passano da 27 a 21 con un limite massimo di sei dirigenti cui affidare incarichi speciali. Nuovi compiti alla dirigenza. La legge approvata ieri allarga molto i compiti della dirigenza provinciale. Viene stabilito che i dirigenti - oltre alle funzioni già proprie - assumono anche la responsabilitá in ordine alla verifica della produttività del personale loro assegnato e attribuiscono i relativi premi. I dirigenti (articolo 11) sono inoltre responsabili per l'omessa segnalazione dei comportamenti di rilievo disciplinare del personale loro assegnato e per l'omessa vigilanza sulla produttivitá e l'efficienza. In caso di omissioni da parte dei dirigenti gli stessi possono subire dei tagli nella retribuzione di risultato. Nuovo nucleo di valutazione. La legge modifica la disciplina di nomina del Nucleo di valutazione, chiamato a "dare i voti" ai dirigenti. Viene previsto che il nucleo non può essere composto da più di cinque membri e che del Nucleo non può far parte più di una persona che ricopra o abbia ricoperto in Provincia incarichi dirigenziali negli ultimi cinque anni. Mobilità della dirigenza. La Provincia potrà assumere mediante mobilità e iscrivere all'albo dei dirigenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con qualifica dirigenziale, con funzioni e con trattamento giuridico ed economico equivalenti personale degli enti pubblici strumentali della Provincia; della regione; del Consiglio provinciale; degli enti locali; delle comunità di valle; delle aziende provinciali per i servizi alla persona e dell'Azienda sanitaria. Ritirato dal Pd l'emendamento che prevedeva l'istituzione di un Albo unico provinciale dei dirigenti. Rotazione degli incarichi. È previsto che dopo dieci anni vi sia la rotazione negli incarichi salve situazioni di particolare emergenza ed eccezionalità. Basta dirigenti pensionati. La Provincia potrà stipulare contratti con al massimo due dirigenti in pensione la cui retribuzione lorda non potrà essere superiore a quella (lorda) percepita prima del pensionamento. Si tratta di un articolo fortemente voluto dal Partito Democratico che, però, entrerà in vigore al termine della legislatura in corso. Posti riservati. La nuova legge prevede che - in misura non superiore al 50% delle assunzioni - i nuovi posti siano riservati a personale in servizio a tempo indeterminato sulla base di una graduatoria formata mediante procedure di selezione contestuali al concorso che valorizzino l'esperienza maturata dentro l'ente. Incarichi di collaudo. La novità più importante riguarda lo stop a quello che in molti hanno definito il «business» dei collaudi. La decisione più innovativa attiene alla scelta di far affluire i compensi che derivano ai dipendenti pubblici dagli incarichi di collaudo nel fondo per la retribuzione di posizione e risultato per il personale con qualifica di dirigente e direttore e al fondo produttività per il restante personale e sono corrisposti annualmente a favore dei titolari degli incarichi nella misura fissata dalla contrattazione collettiva. In ogni caso l'importo corrisposto per i collaudi non può essere superiore al 25% della retribuzione lorda annua. Pari opportunità. E' la parte più «rivoluzionaria» dell'intero impianto normativo, fortemente voluta dalle consigliere Margherita Cogo e Sara Ferrari (Pd) e Caterina Dominici (Patt). Tra le maggiori novità va segnalata la preferenza nell'assunzione o nell'avanzamento di carriera del candidato del genere meno rappresentato nella specifica figura professionale o qualifica, ovviamente nel caso di pari merito nella graduatoria. O ancora: nei concorsi e nelle selezioni i periodi di lavoro a tempo parziale svolti per la cura dei figli o di parenti invalidi saranno considerati come periodi a tempo pieno.













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