Provincia, bilancio in calo di 120 milioni

Imprese, sgravi Irap per 160 milioni. Pacchetto famiglia da 125 milioni Giù gli investimenti: 200 milioni all’anno. E molti saranno rinviati al 2018


di Chiara Bert


TRENTO. Il bilancio 2015 della Provincia calerà di circa 120 milioni di euro: dai 4,489 miliardi di euro del 2015 scenderà a circa 4,370 miliardi. Una contrazione che si ripercuoterà sugli investimenti, una parte dei quali slitterà inevitabilmente a dopo il 2018, quando la Provincia conta di tornare ad avere un po’ più di ossigeno con la fine del vincolo del patto di stabilità.

Il presidente Ugo Rossi ieri ha riassunto le linee guida della manovra definite dalla giunta e che nei prossimi giorni saranno oggetto di confronto con la maggioranza, le parti sociali e le autonomie locali.

Il Trentino non cresce. Nel presentare gli elementi critici che pesano sulla situazione finanziaria, il governatore è partito da una presa d’atto: il Trentino non cresce. «Negli ultimi 15 anni - ha sottolineato Rossi - siamo stati il territorio meno vitale del Nordest. Serve un impegno straordinario del pubblico e del privato per invertire questa tendenza, perché il nostro sistema produttivo imbocchi la strada della competitività e della dinamicità, aprendosi al rischio del mercato». La Provincia ha rivisto le stime di crescita in senso prudenziale rispetto al documento di programmazione del governo: quest’anno il Pil dovrebbe assestarsi intorno al -0,2% mentre per il 2015 la crescita rispetto alle previsioni dell’1,4% dovrebbe fermarsi ad un +0,8%.

Ma il bilancio deve fare i conti anche con il calo delle entrate, stimate in 100 milioni (di cui 40 milioni riguardano la detassazione del lavoro), con il peso delle manovre dello Stato (593 milioni nel 2015 tra accantonamenti e riserve all’erario più 655 milioni bloccati dal patto di stabilità) e con il peso - sottolinea Rossi - degli investimenti del passato, «che certo hanno garantito qualità della vita e la tenuta del ciclo economico, ma oggi hanno un impatto finanziario importante».

Sgravi fiscali. Per tornare a crescere la Provincia punta sulla scossa fiscale: addio alla logica del contributo per imboccare la strada delle politiche di contesto, ovvero un territorio più amico delle imprese. Nel concreto, la manovra di aggiungere ai 40 milioni di sgravi Irap del governo altri 120 milioni portando il totale a 160 milioni e neutralizzando anche l’aumento delle aliquote Irap (dal 3,5 al 3,9%) deciso dal governo: «Se Renzi fa 4, noi facciamo 16», commenta Rossi. «La logica - spiega - sarà di premiare le aziende che innovano e che tutelano l’occupazione, e dall’altra quelle che decideranno di insediarsi in Trentino». Per attrarre imprese si punterà innanzitutto sulle politiche fiscali - credito d’imposta (le detrazioni previste dal nuovo accordo firmato con lo Stato) e sconti Irap - ma anche su opportunità urbanistiche favorevoli e più certezza del diritto grazie alla delega sugli uffici giudiziari.

Ammonta invece a 125 milioni di euro il «pacchetto» di risorse per le famiglie, tra sostegni e agevolazioni su canoni e tariffe. Garantiti 7 milioni all’anno (fino al 2020) per il piano del trilinguismo tanto caro al presidente Rossi che è anche assessore all’istruzione.

Tagli alla spesa. Per garantire la tenuta degli investimenti - aveva annunciato due settimane fa il governatore - sarà inevitabile tagliare la spesa corrente, in tutti i settori ma con una riduzione che sarà più contenuta nei settori più delicati, sanità, sociale, formazione e capitale umano. Ma nella sanità (farmaci e prestazioni specialistiche) e nell’assistenza (Rsa) sono arrivo i ticket in base al reddito: «Chi può permettersi di pagare dovrà farlo».

Investimenti ridotti. Nonostante i tagli sul corrente, sarà impossibile evitare la scure sugli investimenti. Rispetto ai 250 milioni all’anno (tra investimenti della Provincia e dei Comuni) indicati nell’assestamento 2014, oggi le risorse a disposizione consentono di programmare nel triennio 2015-2017 opere pubbliche per un importo di circa 100 milioni di euro all’anno, a cui si aggiungono gli investimenti degli enti locali stimabili in altri 100 milioni. Ma Ugo Rossi avverte: «Il bilancio oggi non ci consente di rispettare la programmazione originaria (tra opere provinciali e comunali la stima fatta a inizio anno era di 2,2 miliardi entro il 2022, ndr), per cui sarà necessario posticipare delle opere dal 2018 in poi, quando potremo contare su una rinnovata disponibilità di risorse». Il riferimento è al 2018, quando secondo il patto di garanzia sottoscritto con lo Stato, per le Province di Trento e Bolzano verrà meno il patto di stabilità.

Ma Rossi spera che qualcosa si smuova in tempi più rapidi. E annuncia: «Stiamo verificando se è possibile utilizzare una quota della cassa, bloccata dal patto di stabilità, per implementare i pagamenti mettendo queste somme come garanzia». Un’iniezione di liquidità potrebbe arrivare anche dalla possibilità di liberare spazi finanziari già dal 2015: per ora c’è un impegno politico di Padoan e Delrio. Bisognerà vedere se troverà riscontro nella legge di stabilità.

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