Prostata, la cura che mira a riparare il Dna 

Ad avviarla la Fondazione per la ricerca sui tumori con il Cibio, grazie ai fondi della famiglia Angelini


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Riparare il Dna per sconfiggere il cancro alla prostata: questa è la prospettiva della ricerca avviata dalla Fondazione trentina per la ricerca sui tumori (Ftrt), in collaborazione con il Centro interdipartimentale per la biologia integrata (Cibio) dell’Università di Trento. Giovanni Modena, presidente Ftrt, si dice entusiasta del progetto: «La nostra fondazione ha appena compiuto 35 anni e celebriamo questa ricorrenza dando il via a un nuovo ambizioso studio. Grazie ai 120mila euro donati dalla famiglia della scomparsa dottoressa Maria Angelini, possiamo sostenere una ricerca di rilievo internazionale.» Modena sottolinea tuttavia l’importanza della dimensione territoriale: «Grazie all’Università di Trento, avremo a nostra disposizione laboratori adeguati per un’indagine d’eccellenza. Ci piace sapere che i soldi donati dai trentini vadano a una ricerca fatta in Trentino.» Il progetto è affidato alla dottoressa Francesca Demichelis, biologa del Laboratorio di oncologia computazionale presso l’Università di Trento, e lo descrive così: «Lo studio è rivolto al cancro alla prostata, in particolare al ruolo dei geni riparatori nell’adenocarcinoma prostatico. È una forma tumorale che causa molte morti ogni anno, soprattutto per l’incapacità di individuare i tumori aggressivi nel momento della diagnosi. Ci siamo orientati quindi verso la medicina di precisione, quella basata sull’identità genetica della persona: dalle nostre ricerche è emerso che i pazienti con un certo difetto genetico rispondono molto meglio a determinati farmaci, simili a quelli usati per il cancro ovarico. Cercheremo di individuare delle terapie farmacologiche in grado di riparare il Dna delle cellule danneggiate.»

Demichelis sottolinea la dimensione internazionale dello studio: «Ci avvarremo della collaborazione dell’Università di Innsbruck, il cui dipartimento di urologia ha una grande storia, essendo stati tra i pionieri della riparazione genetica. Il lavoro di ricerca si svolgerà però qui a Povo, presso i laboratori del Cibio, e coinvolgerà giovani altamente preparati, provenienti da Innsbruck e Trento. Avrà una durata di 3 anni e in quest’arco di tempo il mio ruolo sarà quello di tenere aderenti i nostri risultati a quelli della ricerca internazionale.» Questo è il secondo progetto sostenuto dalla famiglia Angelini, che finanziò una ricerca sulla brachiterapia locale del tumore alla prostata, per 130mila euro.













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