Pronto soccorso, segnalati altri disagi

Riorganizzazione: la Cisl accusa, ma Rossi non ci sta. E rispunta l’ipotesi del coinvolgimento delle guardie mediche



TRENTO. Torna alla ribalta delle cronache la polemica sulla “salute” dei servizi di pronto soccorso negli ospedali periferici. A rilanciarla è Nicola Paoli, segretario della Cisl medici, che in una nota cita il caso dell’ospedale di Tione: dove al primario di Medicina generale, spiega Paoli, erano stati promessi 15 medici tra Medicina e Pronto soccorso, «ma si ritrova con soli due medici di Pronto soccorso, di cui uno, a tempo determinato, non è stato neppure accettato nell’ultimo concorso specifico». Una situazione che costringe il dirigente ai salti mortali per mantenere lo standard del servizio adeguato alle necessità. «È la punta dell’iceberg di una situazione che negli ospedali periferici si sta di giorno in giorno deteriorando sempre più - afferma il sindacalista - con carichi di lavoro via via maggiori e tutele assicurative sempre meno sicure». Dal prossimo mese, infatti, il nuovo contratto stipulato dall’Azienda sanitaria con la Cattolica assicurazioni prevederà una franchigia di 490 euro: per risarcimenti minori di questa in seguito a colpa grave, dunque, a rispondere saranno gli operatori sanitari in prima persona.

Non è un problema improvviso, quello dell’organizzazione dei reparti di pronto soccorso in periferia: già oltre due mesi fa Paoli aveva lanciato l’allarme, sempre partendo dal caso Tione, minacciando anche un esposto. L’assessore provinciale alla salute Ugo Rossi, da parte sua, replica con nettezza. E spiega che la situazione dell’ospedale di Tione è stata analizzata in sede di Consiglio per la salute, dunque assieme a sindaci e Comunità di valle: «Ed è emerso - afferma Rossi - che i dati sono assolutamente in linea con le altre strutture provinciali: nostro avviso non vi sono elementi di criticità che giustifichino allarmi». Anche perché, aggiunge, l’organizzazione del reparto è stata oggetto di una verifica compiuta anche in orario notturno dal primario del pronto soccorso del S. Chiara: e anche in questo caso nessun problema sarebbe emerso.

A prescindere dal caso Tione, comunque, il tema della riorganizzazione del pronto soccorso nella rete degli ospedali trentini secondo chi vi opera rimane un punto dolente. Ma potrebbe essere almeno in parte risolto, suggerisce Paoli, coinvolgendo anche le guardie mediche sul territorio. Inserendo cioè queste figure ni puni di primo intervento, oppure allestendo ambulatori specifici con il compito di “filtrare” i pazienti prima del passaggio al Pronto soccorso vero e proprio. Si tratta peraltro di una soluzione che, conferma l’assessore Rossi, è effettivamente sul tavolo dell’Azienda sanitaria. Ma si tratta di un tema su cui, ovviamente per via dei delicati aspetti contrattuali, è necessario passare prima attraverso un confronto con le organizzazioni sindacali. Ed è una prospettiva che, stando sempre a Rossi sembrerebbero orientate più positivamente rispetto al passato. E quand’anche l’accordo venisse raggiunto, si dovrebbe comunque passare per una fase di sperimentazione della nuova procedura organizzativa. «È comunque una strada praticabile - conclude Rossi - soprattutto in quei centri, come ad esempio Cles, in cui il servizio di guardia medica territoriale ha sede nello stesso comune in cui si trova l’ospedale: è evidente che una sinergia, superando le attuali rigidità, può essere trovata».

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