«Pronto a fare denuncia ai Noe»

Il presidente della Circoscrizione Claudio Geat vuole rivolgersi al nucleo ecologico dei carabinieri: «Problema sicurezza»


Andrea Tomasi


TRENTO. Claudio Geat non molla. Dopo aver pedinato un camion che, a pieno carico, usciva dal cantiere del contestatissimo bypass ferroviario, si è sentito dire che quella che ha visto non era terra da scavo bensì materiale da demolizione, detriti. «Ho ancora gli occhi buoni - dice l’ingegnere, presidente della Circoscrizione Centro Storico Piedicastello - e so distinguere la terra dal calcestruzzo, tanto più che quel carico non era coperto dal telo che sarebbe obbligatorio». Di quel tragitto sospetto (dal cantiere di via Brennero all’area Ospli di Lavis, dove c’è una discarica) e di quel mezzo pesante si è parlato anche ieri sera nel corso di una serata confronto in via Verruca a Piedicastello.

Ma in realtà si è usato il plurale perché - come assicura Martina Margoni della Rete dei Cittadini - di camion se ne sono visti più di uno. «Ci sono i video e ci sono le foto». Alcuni pare siano andati in Val di Cembra. «Altri verso la Val di Sole» aggiunge Geat. Nessuno sta dicendo che si tratta di materiale contaminato dai veleni delle aree ex Sloi ed ex Carbochimica, anche se i veleni non conoscono confini e non si sa dove sono finiti. «Il punto è questo - aggiunge l’ingegnere - Il punto è che non si sa. Non si sa nulla di nulla. Di sicuro, stando a quanto ci viene riferito, c’è che la caratterizzazione-analisi del materiale raccolto all’interno dell’area cantiere non c’è stata. E allora dove vanno i camion che abbiamo visto uscire dal perimetro? ».

Il caso del bypass (operazione da un miliardo e 178 milioni di euro, spalmati su 14 km di tracciato di cui 12 in galleria, con soldi del Pnrr e del Decreto Aiuti Ter) non smette di regalare “emozioni”. Oltre all’inchiesta della Procura per disastro ambientale, ci sono altre iniziative: Geat si dice pronto a fare una denuncia ai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico). «Una denuncia semmai a titolo personale - spiega - Qui c’è in ballo la sicurezza dell’ambiente e la salute dei cittadini». Annuncia poi che martedì prossimo, in consiglio circoscrizionale, saranno presentati due documenti: uno sulle rogge inquinate e uno sui pericoli per ambiente e salute derivanti dagli scavi. «Pensiamo solo a quelli lungo la ferrovia. Quella è la massicciata: materiale scomparso da maggio; è pietrisco potenzialmente contaminato da varie sostanze, non quelle dei terreni inquinati di Trento Nord ma quelle del materiale che per anni ha viaggiato su quella tratta. Il materiale è stato fatto uscire per poi essere depositato chissà dove».

Misteri e assenza di trasparenza sono i due tasti su cui pestano i comitati cittadini. Così, su un altro fronte di “battaglia, l’ingegner Ezio Viglietti, portavoce del Comitato mobilità sostenibile (Cmst), commenta la non-risposta del Comune. Il Cmst aveva chiesto un accesso agli atti perché «non si conosce cosa è stato scritto da Rfi nel Pfte Plus».
«La risposta del Comune di Trento alla richiesta di accesso agli atti della documentazione aggiuntiva per recepire le prescrizioni è prodromica ad uno inqualificabile "scaricabarile" tra i soggetti interessati a comunicare le informazioni. Attendiamo le risposte anche della Provincia e dell'Osservatorio Ambientale e per la sicurezza del lavoro che ci devono pervenire entro 10 giorni oppure procedere alla sospensione. Tanta resistenza a informare i comitati è incomprensibile. Ma Cmst e Rete dei Cittadini andranno fino in fondo per tutelare i diritti all'informazione della cittadinanza».

Intanto Martina Margoni raccoglie le segnalazioni dei residenti nelle zone adiacenti all’area di demolizione in via Brennero (quella dove nei giorni scorsi sono state rimosse le coperture in amianto, senza le precauzioni sanitarie obbligatorie, stando alla documentazione presentata dai No Tav). Ci mostra un messaggio che ha ricevuto su Whatsapp: «Adesso trema anche casa, non c'è rispetto per la salute e si respira solo polvere quel goccetto di acqua non serve a niente». E infine ci sono la questione dei New Jersey messi lungo il marciapiede di via Pietrastretta e la questione delle barriere, sulla stessa strada: pannelli che servono per tener lontano i curiosi. «Questo cantiere - commenta Geat - dovrebbe essere recintato da barriere di "cristallo", assolutamente trasparenti così da permettere ad ogni cittadino di constatare che i lavori procedono nel pieno rispetto delle norme di legge».













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