«Progettone, ora paghino anche i privati»

Dellai: «Per anni ne hanno beneficiato nelle crisi. Ora compartecipino ai costi»


Luca Petermaier


TRENTO. Progettone, si cambia. Parola del presidente Lorenzo Dellai. Parole che pesano, dando sostanza a quei dubbi che nell'ultima settimana molti osservatori (dai sindacalisti agli ex politici fino agli accademici) hanno manifestato circa la possibile tenuta economica di un sistema di accompagnamento alla pensione nato nel 1984 e ormai bisognoso di un profondo «restyling».  Il governatore parla chiaro. Blinda il Progettone («un sistema di difesa sociale di grande civilità»), ma prende atto in modo molto franco dei limiti che lo stesso Progettone manifesta oggi: «Ogni epoca ha le proprie caratteristiche. Ora c'è il rischio di incorrere in effetti gravemente distorsivi del sistema».

Presidente Dellai, il Progettone si è dimostrato in questi anni una grande risorsa per gestire senza traumi il fenomeno della disoccupazione dei lavoratori vicini alla pensione. E' arrivato il tempo di cambiare?
«Prima di risponderle è necessario fare una premessa».

Quale, presidente?
«Se si vuole dare un giudizio sulla politica del lavoro della Provincia non ci si può fermare al Progettone, che è certo un elemento importante dei nostri interventi ma costituisce uno dei tanti tasselli di un sistema molto più articolato. In questi giorni ho letto alcuni interventi a mio avviso non perfettamente pertinenti».

A cosa si riferisce?
«Al fatto che il Progettone non servirebbe a niente per i giovani. Lo credo: il Progettone non è mai stato rivolto ai giovani, ma ai lavoratori vicini alla pensione per non lasciarli da soli a pochi anni dalla pensione. Per i giovani abbiamo altri strumenti».

Strumenti rinforzati di recente, vista l'emergenza occupazionale che tocca proprio loro...
«Abbiamo messo in campo misure straordinarie, come l'ampliamento dell'apprendistato anche alle fasce medio alte e ai laureati. Abbiamo introdotto nuovi tirocini e misure di finanziamento e garanzia delle micro imprese. Ogni epoca ha le proprie caratteristiche e le proprie emergenze».

Ecco, appunto. Il Progettone, così come è organizzato oggi, pare avere i giorni contati: il punto di equilibrio della sua sostenibilità economica sembra vicino alla rottura...
«Da tempo stiamo monitorando il Progettone. Abbiamo introdotto negli anni varie modifiche a partire dal rinforzo degli interventi a favore delle donne con meno lavori manuali e più servizi. Ma oggi alcuni aspetti ci inducono a forti preoccupazioni».

Come avete in animo di intervenire, presidente?
«Certamente sull'età di ingresso. Alzeremo la soglia di entrata, ma interverremo anche sulla durata dei contratti».

Addio al tempo indeterminato?
«Addio no, ma certo dovremo introddure dei correttivi. Comprendo l'aspirazione dei lavoratori ad avere contratti stabili però più si abbassa l'eta di ingresso maggiori sono i problemi di sostenibilità dell'intero sistema. Pensiamo a percorsi temporalizzati, che prevedano non da subito i contratti a tempo indeterminato. Senza vincoli eccessivi il lavoratore può aspirare anche ad uscire dal Progettone dopo aver trovato un nuovo impiego».

Lei prima parlava degli ambiti di intervento del Progettone che negli anni si sono allargati. Non state invadendo il mercato?
«Il rischio c'è, inutile negarlo. E' per questo che si rende necessaria una riforma, proprio per non creare effetti distorsivi sul mercato dei privati».

La compartecipazione delle aziende ai costi del Progettone è sempre stata un tabù. Lo rimarrà?
«Credo che, progressivamente, anche le aziende dovranno assumersi delle responsabilità in questo senso. Del resto se in questi anni si sono potute spesso riorganizzare senza patemi con espulsioni di lavoratori ciò è stato possibile anche perché c'era il Progettone a riassorbire molti dei loro esuberi».

Insomma, è arrivato anche i loro turno...
«La disoccupazione deve essere affrontata sotto forma di responsabiilità collettiva. In questo senso penso che tra Provincia e aziende sia arrivato il momento di stringere un patto per permettere al Progettone un rilancio e una durata nel tempo».













Scuola & Ricerca

In primo piano