la sentenza

Professoressa lesbica discriminata per l'orientamento sessuale, mazzata per il Sacro Cuore

Dura sentenza della Corte d'appello che ha condannato l'istituto religioso a pagare 43 mila euro all'insegnante, 20 mila alle altre parti civili più le spese



TRENTO. L'insegnante lesbica alla quale il Sacro Cuore non aveva rinnovato il contratto di lavoro era stata discriminata. Lo ha stabilito la Corte d'appello di Trento che ha anhe aumentato il risarcimento già riconosciuto in primo grado all'insegnante, che era difesa dall'avvocato Alexander Schuster. La sentenza è una vera mazzata per l'Istituto Sacro Cuore. All'insegnante vanno 43 mila euro di risarcimento, tra danno morale e danno patrimoniale. Riconosciuto un risarcimento di 10 mila euro ciascuna anche alla Cgil e all'associazione Altri Diritti. Ecco il dispositivo: "In parziale riforma della ordinanza in data 21.6.16 del Tribunale di Rovereto, accertata la natura discriminatoria per orientamento sessuale, individuale e collettiva, della condotta posta in essere dall’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù di Trento in ordine alla selezione per l’assunzione degli insegnanti, ordina all’Istituto l’immediata cessazione di tale condotta; ridetermina la somma capitale dovuta a titolo di danno patrimoniale € 13.329,80; ridetermina la somma capitale dovuta a titolo di danno morale in € 30.000,00; ridetermina la somma capitale dovuta a titolo di risarcimento del danno a favore di Associazione Radicale Certi Diritti e CGIL in € 10.000,00 ciascuna; ordina la pubblicazione del presente dispositivo – omesso il nome della ricorrente – sul quotidiano La Repubblica; condanna l’appellato alla rifusione delle spese del grado, liquidate in favore degli appellanti in € 8.000,00, di cui € 2.500,00 per fase di studio, € 1.500,00 per fase introduttiva e € 4.000,00 per fase decisionale, oltre 15% rimborso spese forfettarie ed accessori come e se per legge dovuti".

L'insegnante esprime soddisfazione: «Mi ritengo finalmente reintegrata nella mia dignità di docente e di donna, fatto che assume una particolare importanza oggi 8 marzo. Il riconoscimento espresso della falsità delle dichiarazioni era per me prioritario, al di là di ogni risarcimento di denaro. È stata accertata la diffamazione e la ritorsione che ho subito con le dichiarazioni dell’Istituto alla stampa nazionale. Nulla di peggio si poteva dire ad un’insegnante se non che abusava del proprio ruolo per turbare i ragazzi. E sono anche contenta che in Italia si ribadisca che la vita privata di ognuna e ognuno è per l’appunto privata e che nessun datore di lavoro può entrare nelle nostre famiglie e chiedere chi siamo, chi amiamo o se vogliamo come donne abortire o meno. La mia dignità personale e professionale trova oggi giustizia nelle parole della Corte di appello di Trento. Per me questo spiacevole momento della mia vita è finalmente chiuso. Spero che il Sacro Cuore torni a coltivare quel rispetto e quella valorizzazione della diversità e del pluralismo che è il vero messaggio di Teresa Verzeri, come richiamato anche dall’odierna sentenza».

Soddisfazione anche della Cgil che si era costituita come parte civile: “La decisione assunta dalla Corte d'appello di Trento riafferma il principio che sul posto di lavoro non si può essere discriminati per il proprio o presunto orientamento sessuale. Siamo soddisfatti della sentenza”. Commenta così il segretario della Cgil trentina, Franco Ianeselli, la decisione della Corte d'appello che conferma quanto già deciso poco meno di un anno fa dal Tribunale di Rovereto sul caso dell'insegnante del Sacro Cuore, seguito dal sindacato di via Muredei. La sentenza riconoscendo anche il danno d'immagine a carico dell'insegnante, amplia il risarcimento economico anche per la Cgil. “Ci siamo impegnati su questo caso perché siamo convinti che nessun lavoratore o lavoratrice possa essere giudicato o discriminato per il suo orientamento sessuale – prosegue Ianeselli -. Coerentemente a questo principio siamo pronti a usare il maggior risarcimento riconosciuto alla nostra organizzazione a sostegno di progetti per le pari opportunità e contro le discriminazioni”. Cgil aveva promosso ricorso assistita dagli avvocati Stefano Giampietro e Alexander Schuster chiedendo al Giudice che venisse accertato il carattere discriminatorio delle affermazioni della direttrice dell'istituto Sacro Cuore che aveva rivendicato il diritto di non assumere persone omosessuali. “Siamo contenti per l'insegnante che vede tutelata la sua dignità di persona e docente,indipendentemente dalla sua identità sessuale, e ringraziamo gli avvocati Giampietro e Schuster per l'ottimo lavoro svolto”, conclude Ianeselli.

 













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