Precipita per 100 metri e muore sulle Dolomiti

Il volo non ha lasciato scampo a Christian Manfredi 41 anni di Mori Illeso ma sotto choc l’amico Andrea Valzolgher: i due erano sulla «normale»


di Mara Deimichei


TRENTO. Un piede messo in fallo lungo quella via che porta i segni dei tanti passaggi e poi il volo nel vuoto finito su una cengia di roccia. È morto così ieri poco dopo mezzogiorno Christian Manfredi, 41 anni di Mori. Una caduta di un centinaio di metri che non ha dato alcuna possibilità di sopravvivenza all’uomo che amava tanto la montagna da farla diventare protagonista del suo lavoro, sugli impianti di risalita di Pra Alpesina, sul Baldo. Sotto choc l’amico di Christian, Andrea Valzolgher di Folgaria che non ha potuto fare nulla per evitare la tragedia.

I due amici era partiti ieri mattina per quella che doveva essere una giornata da trascorrere a contatto con la roccia, arrampicando lungo una via, la «normale», fra le più conosciute delle Dolomiti. Il percorso seguito dai due è stato quello classico. Si sono quindi incamminati verso la ferrata Bolver-Lugli raggiungendo così il bivacco Fiamme Gialle a 3 mila metri . E poi via a piedi immersi in uno scenario emozionante tanto da conquistare il titolo di «patrimonio dell’umanità» fino all’attacco della «normale». Davanti a loro quattro tiri di corda fra il secondo e il terzo grado. Una via che viene definita facile ma che nasconde non poche insidie, una via molto avvincente, ma è assai esposta. È tanto frequentata che gli appigli sono stati «lisciati» da tutti gli arrampicatori che da lì sono passati ma è attrezzata con chiodi e ancoraggi per scendere in doppia. I due amici lagarini sono arrivati in cima con facilità toccando i quasi 3.200 metri della sommità. E davanti a loro si è aperto un panorama che toglie il fiato e che è sempre in grado di emozionare. Verso il mezzogiorno i due hanno iniziato la discesa. E lo hanno fatto slegati. Una scelta che con il senno di poi è stata decisamente sbagliata ma questa è una delle insidie di quella via. Appare così semplice che viene quasi normale non affrontarla in corda doppia. Purtroppo per Christian Manfredi, la tragedia lo attendeva a pochi metri di distanza. Un piede messo in fallo, la roccia che non fa presa che non lo «trattiene» e il volo nel vuoto. Si è fermato solo un centinaio di metri più a valle, su uno sperone di roccia.

A dare l’allarme una guida alpina che era poco distante. La chiamata al 118 ha fatto decollare in volo l’elisoccorso che ha portato vicino a Christian il medico e l’infermiere. Per i sanitari non c’era purtroppo nulla da fare se non constatare il decesso dell’uomo. Portati in quota anche gli uomini del soccorso alpino che hanno recuperato il ragazzo illeso che poi è stato portato a valle. E poi c’è stata una lunga attesa per poter recuperare la salma. La sommità del Cimon della Pala, infatti, è stato improvvisamente nascosto da una fitta nebbia che non dava la possibilità all’elicottero di intervenire. Alla fine, pochi minuti dopo le 18, il corpo senza vita di Christian Manfredi è stato portato a valle e nelle prossime ore tornerà a Mori, nel paese dove viveva con la famiglia. Una famiglia molto unita che ieri ha dovuto affrontare, nella casa di Sano frazione «montana» di Mori, la terribile notizia della morte di Christian. Accanto a loro i parenti e gli amici che ancora non riescono a capire come sia possibile che Christian con il suo sorriso e la sua solarità sia stato strappato così presto alla vita.

Nelle prossime ore dovrebbe essere fissata la data del funerale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano