Portò tre curdi in Austria, tassista diventa «passatore»

Giovanni Villotti è accusato di favoreggiamento dell’emigrazione clandestina. Respinge ogni accusa



TRENTO. E’ finito nei guai per una corsa particolare. Un tassista di Trento, Giovanni Villotti, 46 anni, residente a Civezzano, è stato rinviato a giudizio ieri per favoreggiamento dell’emigrazione clandestina per aver portato da Trento a in Austria tre cittadini siriani di etnia curda. L’uomo, difeso dall’avvocato Maria Cristina Osele, ha respinto tutte le accuse.

I fatti risalgono alla notte del 5 giugno 2011. La polizia austriaca fermò il taxi di Villotti poco dopo il confine. L’uomo aveva a bordo i tre curdi che hanno prontamente mostrato agli agenti austriaci dei documenti italiani. Peccato che non parlassero una parola di italiano. dai successivi controlli della polizia austriaca, è emerso che si trattava di due carte di identità rubate e di una falsificata. Attestavano che i curdi erano nati a Roma e Milano. Al tassista trentino sono stati sequestrati 500 euro che probabilmente erano stati pagati dai tre curdi di cittadinanza siriana per essere portati da Trento a Innsbruck, destinazione finale della corsa. Dopo i controlli, visto che era emerso palesemente che si trattava di clandestini, la polizia austriaca ha provveduto a riaccompagnare al confine Villotti e i tre curdi.

I tre clandestini, poi, sono stati sorpresi il giorno dopo sempre in territorio austriaco in possesso di altri documenti falsi. Questo a dimostrazione del fatto che si erano affidati a un’organizzazione che li riforniva di documenti e procurava loro i mezzi di trasporto. Il ministero della giustizia austriaco, poi, ha trasmesso gli atti al nostro ministero della giustizia chiedendo che venisse avviata l’azione penale nei confronti del tassista trentino. L’accusa nei suoi confronti è quella di essere stato consapevole che i tre erano clandestini, visto che non parlavano una parola di italiano, e, quindi di essersi prestato lo stesso a trasportali in Austria.

L’uomo si è sempre difeso sostenendo che aveva caricato i tre in stazione su richiesta di un altro curdo che aveva pagato in anticipo la corsa e gli aveva consegnato i documenti dei tre.

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