l'inchiesta

Porfido, megablitz della Finanza

Una quindicina le imprese controllate. Sessanta gli accertatori, anche di Inail e Pat



TRENTO. Blitz interforze, ieri mattina, nelle aziende del porfido trentino sottoposte a controlli a tappeto sulla regolarità dei lavoratori impiegati.

Nei distretti del settore estrattivo si è presentato un esercito di verificatori di Guardia di Finanza, Inps, Ufficio del Lavoro, Inail, Appa e Servizio minerario della Provincia. Una sessantina gli uomini impegnati negli accertamenti.

Interessate le imprese di Fornace, Albiano, Lona Lases e Baselga di Pinè. Una quindicina le realtà controllate, per un totale di un centinaio di lavoratori.

L’obiettivo era di capire se vi fossero dipendenti pagati in nero e aziende non in regola con il pagamento dei contributi. Un fenomeno che va a danno sia dei lavoratori stessi che dello Stato, che a causa delle violazioni in ambito contributivo introita meno del dovuto.

Gli accertatori hanno acquisito molti documenti e dati che ora saranno sottoposti ad approfondimenti accurati. Al più presto ci saranno comunicazioni in proposito sugli esiti degli stessi.

Difficile ricordare un tale dispiego di mezzi e un’operazione di tale importanza. Luca Filippi, direttore di Espo, l’Ente sviluppo porfido, si trova all’estero e non ha potuto ancora commentare la notizia.

Negli anni passati erano stati numerosi gli episodi di irregolarità contestate. Molti cinesi venivano impiegati nel settore del porfido dove accettavano salari anche di dieci o otto euro al giorno. Il porfido, insieme all'edilizia e al turismo, è il settore in cui si riscontrano maggiori rischi. Le vittime del lavoro nero erano soprattutto extracomunitari disposti a tutto, ma c’erano anche molti giovani disoccupati del sud che arrivavano in Trentino per lavorare.

Il settore porfido è anche uno di quelli colpiti con maggiore virulenza dalla crisi: rispetto ai primi anni 2000 si è persa circa la metà dei lavoratori. Nello stesso periodo si è registrato il 60% in meno di volumi scavati e il fatturato si è ridotto in uguale misura. Molte realtà piccole hanno chiuso i battenti.

La crisi ha avuto la sua origine diversi anni prima, rispetto al 2008: ciò è dipeso da questioni strutturali, legate alle concessioni che da vita natural durante sono passate a un regime transitorio di circa 15 anni.

Un quadro di grande difficoltà, insomma, che ha contribuito nel creare le condizioni favorevoli allo sfruttamento e alle irregolarità fiscali.













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