Politica: già affossato il Partito del Trentino

A distanza di appena 4 mesi l'entusiasmo sembra spento, svanito tanto da far prevedere a qualcuno che «il Pdt non nascerà mai». La base del Patt non lo vuole, tiepida anche l'Upt. E il nome è stato «rubato»


Luca Petermaier


TRENTO. Dopo l'intervista al nostro giornale dello scorso giugno, quando il presidente Lorenzo Dellai lanciò il «Partito del Trentino» furono in molti a salire sul carro, annunciando la nascita di un nuovo, grande partito territoriale del Trentino. A distanza di appena 4 mesi quell'entusiasmo sembra spento, svanito, tanto da far prevedere a qualcuno che «il Pdt non nascerà mai».

La fase politica (piena campagna elettorale per il voto nelle Comunità di valle) è troppo delicata per consentire ai protagonisti della scena di uscire allo scoperto e parlare liberamente. Tuttavia gli umori dentro il Patt e dentro la stessa Upt sono neri e la spinta verso il partito unico pare esaurita.

Le annunciate liste uniche di Patt e Upt alle Comunità non si sono viste, non c'è traccia della famosa «grande assemblea» di cui aveva parlato il segretario autonomista Ugo Rossi per lanciare la federazione con l'Unione e il fatto che nessuno si sia premurato di depositare un simbolo del «Partito del Trentino» per tutelare il nome da possibili scippi (che puntualmente si sono verificati) in occasione delle prossime elezioni la dice lunga sul distacco che caratterizza il futuro progetto aggregativo delle forze di centro. Sepolto ancora prima di nascere, il futuro del «Partito del Trentino» sembra ad oggi dipendere solo alle volontà dei vertici politici di Patt e Upt visto che le rispettive basi appaiono ogni giorno più scettiche rispetto all'idea di confluire in un nuovo soggetto.

Un recente (e segretissimo) sondaggio informale presso le numerose sezioni del Patt, ad esempio, ha dimostrato chiaramente come l'idea di sciogliere le gloriose stelle alpine per confluire nel nuovo soggetto con i «cugini» dell'Upt non sia nemmeno presa in considerazione. «In Alta e Bassa Valsugana, val di Non e valle di Ledro - spiega un'autorevole fonte del partito - almeno il 90% degli iscritti vede il Partito del Trentino come fumo negli occhi». Del resto è proprio dentro il Patt che stanno crescendo le barricate più alte. L'addio di Andrea Puecher qualche giorno fa è stato un primo segnale, ma ce ne sono degli altri. Si parla, ad esempio, delle imminenti dimissioni del vice segretario politico Sergio Muraro, non più in sintonia con la linea dell'unificazione Patt-Upt tracciata dal segretario Ugo Rossi e furibondo per come è stata gestita la questione del candidato presidente in Bassa Valsugana. Ma anche tra i consiglieri provinciali c'è chi non ha mai nascosto la propria scarsa attrazione verso l'Upt. Due nomi su tutti: Mauro Ottobre e Caterina Dominici. Basta questo per dichiarare il «de profundis» del Pdt? Forse sì, ma c'è dell'altro. Anche dentro l'Upt non è che gli entusiasmi siano alle stelle. «Mi rimetto a quanto dichiarato il giorno dopo l'intervista di Dellai» - si limita a commentare uno dei triumviri dell'Upt, Giorgio Lunelli. E nella dichiarazione citata si faceva riferimento, in particolare, alla necessità che il progetto sia condiviso e che coinvolga necessariamente «altri soggetti, dal Patt all'Udc, dai socialisti fino agli esponenti dell'anima ecologista». Auspicio che si fa sempre più vacuo. L'appuntamento elettorale del 24 ottobre potrebbe segnare una svolta importante nel percorso che porterà (forse) alla nascita del Pdt. Un'affermazione forte del Patt, paradossalmente, potrebbe determinare una frizione interna e rendere ancora più evidenti i mal di pancia di chi non vuole lasciare un partito storico in salute per uno nuovo e per giunta con un partner (l'Upt) malaticcio.













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