Piromane a causa del farmaco, assolto 

Un anziano era stato arrestato per una serie di roghi boschivi. Per il giudice era incapace di intendere e di volere



TRENTO. Assolto perché il farmaco che prendeva per curare il Parkinson lo aveva reso incapace di intendere e volere. Così ha deciso il giudice Salsi, con una sentenza innovativa perché per la prima volta la piromania viene considerata come possibile effetto collaterale di un farmaco. L’uomo, un anziano trentino, era accusato di aver appiccato numerosi incendi che per un paio di anni avevano destato molta preoccupazione. Era stato arrestato, e incolpato di essere il piromane. Per i suoi cari, un’accusa infondata. La mitezza dell’anziano era conosciuta e riconosciuta, ma le prove in mano alla forestale erano forti e univoche: era stato lui ad accendere quegli incendi boschivi. La vicenda è naturalmente finita in tribunale e c’era stata una prima perizia che aveva stabilito che l’imputato avesse avuto una diminuita ma non esclusa capacità d’intendere e di volere. E che la piromania non risultava elencata nel bugiardino del farmaco assunto (il principio attivo è il ropinorolo) come possibile effetto. Mentre si trovavano dei disturbi del controllo degli impulsi come la ludopatia, lo shopping compulsivo. Un aspetto questo sul quale ha puntato la difesa dell’anziano che si è affidato ad Andrea de Bertolini. E lo ha fatto con un consulente tecnico della difesa, il dottor Mancioppi. La difesa, in particolare, ha sostenuto che il farmaco ha portato l’uomo ad avere atteggiamenti che mai prima aveva avuto. Alcuni esempi? Era da sempre un pescatore, ma dopo l’inizio dell’assunzione di quella medicina che limitava le conseguenze della degenerazione provocata dal Parkinson, era diventato ossessivo con quello che era solo un hobby. Ossessivo anche per quanto riguarda il collezionismo ed era diventato gelosissimo della moglie. Mancioppi nella sua relazione ha ritenuto che il reato (gli incendi) sarebbe avvenuto all’interno di un grave episodio di discontrollo degli impulsi indotto dal farmaco. Due considerazioni opposte, ed è stata così richiesta un’altra perizia. Che il giudice aveva affidato al professor Conea. Che si è occupato della valutazione squisitamente farmacologiche. Confermando quanto sostenuto da Mancioppi, ossia che anche la piromania e il collezionismo sfrenato, comportamenti avuti dall’imputato nel periodo in cui ha assunto il farmaco in questione, possono essere inquadrati fra i comportamenti legati al discontrollo degli impulsi, pur non essendo specificatamente indicati nella scheda Aifa del medicinale. Per il perito, piromania, cleptomania, disturbo esplosivo intermittente rientrano tutti sotto la diagnosi del «disturbo del controllo degli impulsi». Al termine delle udienze, il pm aveva chiesto il proscioglimento per incapacità, l’avvocato de Bertolini, l’assoluzione per vizio totale di mente. E in questo senso ha deciso il giudice che scrive come la conclusioni del secondo perito abbiano evidenziato l’esistenza, tra i possibili effetti collaterali del farmaco assunto dall’imputato, anche il discontrollo degli impulsi rappresentato dalla piromania. (m.d.)













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