Pergine: progetto irrigazione, servono 6,6 milioni

Consorzio di 2º grado e nuovo progetto per intervenire su 500 ettari


Roberto Gerola


PERGINE. Prime cifre sulla carta per un progetto che, firmato dallo «studio Rosati», può risolvere il problema dell'irrigazione nel Perginese. Determinante il ruolo del consorzio di 2º grado tra i Cmf della Marzola (più Madrano-Canzolino). Questo era l'obiettivo dell'incontro dell'altra sera a Susà, promosso dal presidente Mauro Bianchi con i colleghi Gerardo Lazzeri (Costasavina-Roncogno), Valerio Fontanari (Canale) e Petra Oss (Madrano - Canzolino). In sala, con tecnici ed esperti, quasi 200 proprietari di terreni irrigati e soci di consorzi. Tramontato il «mega progetto» da 20 milioni di euro per tremila ettari da irrigare, su iniziativa di Susà si parla ora di un intervento più realistico e fattibile, a condizione che nasca il consorzio di 2º grado.  Lorenzo Cattani (direttore della federazione Cmf), Mauro Fezzi e Guido Orsingher (dipartimento agricoltura e alimentazione) e i tecnici Sergio e Lorenza Rosati hanno illustrato il nuovo progetto.  E si è parlato del 2º grado, dell'iter burocratico per giungervi. Serve che la metà più uno dei presenti in assemblea votino a favore e che nel contempo rappresentino almeno il 25% della superficie del Cmf. Questo per ciascun Cmf. Il «2º» può essere costituito anche da due Cmf, con possibili adesioni successive. I contributi provinciali (fino al 2013): massimo 90% nel caso del «2º» e fino all'80% per i lavori del «1º».  Le cifre. E' stato calcolato in circa 500 ettari la superficie da irrigare: 80/90 a Canale, 55 a Costasavina-Roncogno, 175 a Susà, da 90 a 170 a Madrano. C'è anche Serso con 25 irrigati per caduta. Il carico dei costi al netto dei contributi provinciali è di 822 euro a ettaro (per le spese sostenute dal 2º grado). La situazione varia (per il Cmf di 1º) secondo la collocazione dei terreni e i costi vanno da 2200 a 3600 per ettaro. La spesa totale è di 6,6 milioni di euro (contro i circa 20 del progetto originario).  Prospettive. Fermo restando la necessità di rifare l'impianto (da girandola a «goccia», per razionalizzare l'uso dell'acqua e salvare i frutti dal calcare), i Cmf possono partire anche subito nella progettazione dei lavori: utilizzo degli attuali pozzi con pompe di sollevamento per un nuovo anello e nuovi serbatoi di accumulo (a Susà e a Canale) che in futuro saranno compatibili con l'uso in concessione (già richiesto) dell'acqua del Fersina uscita dalla centrale, la cosiddetta «acqua turbinata», che irrigherebbe i terreni per caduta (allora i pozzi servirebbero solo in caso di emergenza). Si vuole poi richiedere l'utilizzo dell'acqua più a monte e quindi, sempre per caduta, irrigare le aree coltivate anche più in alto, a parte la fascia estrema.  Molte le richieste di chiarimento al termine delle esposizioni. Alcuni hanno mostrato perplessità. «Faremo di tutto - ha detto Bianchi - per giungere al 2 grado, perché rappresenta l'unica soluzione per tutelare la produzione». Tra dicembre e gennaio, i Cmf ne discuteranno.

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