Per gli stranieri il paradosso dei prof non specializzati

Nei nove centri Eda docenti d’italiano dalle graduatorie. Esclusi invece i facilitatori linguistici formati dalla Provincia


di Giuliano Lott


TRENTO. Da quest’anno i centri Eda (Educazione degli adulti) sono nove: ai cinque già esistenti (Trento, Rovereto, Riva del Garda, Pergine, Mezzolombardo) si sono aggiunti Borgo Valsugana, Cavalese, Cles e Tione La loro “mission” è appunto la formazione degli adulti, ciascuno per il proprio ambito territoriale, e di fatto si occupano soprattutto di dare un grado di istruzione di base ai cittadini stranieri, in parte non alfabetizzati e in parte privi di qualsiasi nozione di lingua italiana. Il paradosso sta proprio qui: i docenti dei centri Eda sono stati pescati dalla graduatorie provinciali, su specifica indicazione del Dipartimento della conoscenza della Provincia. Lo stesso dipartimento che a Rovereto, attraverso il Centro di educazione permanente, forma facilitatori linguistici, cioè insegnanti specializzati nell’insegnamento della lingua agli stranieri (nel passato biennio ne ha sformati una novantina). Insegnanti che però non sono stati chiamati per lavorare nei centri Eda e che ora si sentono, in maniera del tutto legittima, esclusi da un sistema che malgrado faccia parte in ogni sua diramazione all’ente pubblico non tiene conto della competenza specifica. Un po’ come se la mano destra non sapesse cosa fa la sinistra, tanto per essere chiari.

Da parte dei Centri Eda, non c’è alcuna possibilità di intervenire. «Noi abbiamo l’obbligo di attingere dalle graduatorie provinciali, non possiamo fare altrimenti. Le liste dei facilitatori linguistici le abbiamo, ma non costituiscono una graduatoria» spiega Giorgio Galvan, responsabile del centro Eda di Borgo Valsugana. «Da noi sono richieste docenze di matematica, italiano e inglese, non solo di italiano per stranieri, anche se sarebbe meglio avere insegnanti specializzati. Comunque nessuno si era offerto per insegnare da noi, così abbiamo dovuto ricorrere alle graduatorie provinciali. Così prevede il protocollo».

Il paradosso si era già verificato anche l’anno scorso, spiegano al centro interculturale Millevoci, che si occupa dell’integrazione educativa degli stranieri con particolare riguardo ai minori. «Ciò accade perché la qualifica di facilitatore non è di per sé un’abilitazione, ma solo una competenza documentata, esibibile in caso di richiesta, ma che non fa punteggio. Mentre invece gli insegnanti vengono scelti in base alle graduatiorie provinciali».

Un aspetto controverso, questo, che viene evidenziato da diversi insegnanti usciti con la qualifica di facilitatore linguistico dal Centro formazione continua di Rovereto. «I corsi sono organizzati dalla provincia e finanziati con i fondi europei. É assurdo. A gente che ha speso un anno per seguire un corso di 160 ore a frequenza obbligatoria, con tutti i costi annessi di vitto e alloggio, non viene riconosciuta una qualifica, un punteggio, niente di niente» protesta un’insegnante.

Un’altra, che invece ha trovato lavoro in un centro Eda, è critica allo stesso modo: «I dirigenti non hanno colpe, apprlicano le regole. É il sistema di reclutamento che è sbagliato. Nel mio caso, sono stata scelta con la roulette degli sms, ho risposto all’appello e ora ho un posto di lavoro. Almeno fino al 30 giugno. Se avessi rifiutato avrei perduto il posto in graduatoria. A luglio dovrò ricominciare da capo, come tutti i precari. E alle spalle ho già 8 anni di insegnamento. Ci usano come tappabuchi, senza riconoscere l’esperienza né la qualificazione professionale. Altro che continuità d’insegnamento. L’assurdo è che io non ho seguito il corso per facilitatore linguistico, mi devo preparare da sola mentre credo che alri colleghi con una formazione specifica sarebbero più indicati per questo incarico». Che fine fanno gli insegnanti “facilitatori”? Galvan spiega che per loro esiste una possibilità. «Quella dei Forit. realizzati dal Cinformi attraverso fondi europei. Ma anche per insegnare nei Forit la qualifica di facilitatore linguistico è solo “consigliata”, non è un obbligo dotarsi di insegnanti qualificati».

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