Trento

Pensione ai sindaci, l’Svp pressa Trento: i primi cittadini altoatesini vogliono vitalizio e indennità di fine mandato

Gianmoena, presidente del Consorzio: «La questione c’è ma non è una priorità»



TRENTO. Pensione ai sindaci, la Svp torna a spingere per fare approvare al più presto la legge regionale. «Entro gennaio, se possibile», annuncia il presidente del Consorzio dei Comuni dell’Alto Adige Andreas Schatzer. «Gennaio è una ipotesi impraticabile», mette le mani avanti l’assessore regionale Josef Noggler. Ancora una volta l’ago della bilancia sono i trentini. Politicamente e per una questione di numeri, la legge ha la possibilità di essere approvata se in consiglio regionale si trova un accordo tra altoatesini e trentini. Ma in Trentino il tema è diventato tabù, dopo lo scandalo dei vitalizi.

Troppo forte il timore di proteste dei cittadini. Ma i sindaci della Svp premono. Nell’assemblea di marzo hanno dato mandato al presidente Andreas Schatzer di andare avanti con la proposta di fondo pensionistico integrativo per i sindaci. I primi cittadini altoatesini godono di indennità nettamente superiori al resto d’Italia, ma patiscono la differenza di trattamento con gli ex consiglieri e assessori provinciali, che godono di lauti vitalizi. Schatzer si è mosso, con il parere contrario dei sindaci Renzo Caramaschi (Bolzano), Christian Bianchi (Laives).

Nelle scorse settimane Schatzer ha avuto alcuni incontri con il consorzio dei Comuni di Trento. Una nuova riunione si terrà la prossima settimana e sarà decisiva. «Se i sindaci trentini saranno d’accordo, presenteremo insieme il disegno di legge, altrimenti andremo avanti da soli», anticipa Schatzer. La proposta dei sindaci altoatesini prevede un fondo pensionistico integrativo. I versamenti verrebbero effettuati dal Comune nella misura del 24% dell’indennità di carica, mentre l’8,8% sarebbe invece a carico dei sindaci stessi. È prevista anche un’indennità di fine mandato a carico del Comune con versamenti pari ad un ulteriore 8%.

Tutto questo varrebbe per i lavoratori autonomi, contadini compresi. «La questione di una differenza iniqua tra chi è lavoratore autonomo e chi è dipendente c'è, ma quello che mi chiedo è se questo è il momento giusto di affrontarla? Non è una priorità». Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei Comuni è consapevole che parlare adesso di una pensione per i sindaci non è certamente di moda: «Noi sindaci siamo consapevoli della situazione economica generale. E capiamo anche che si deve lavorare per avvicinare le persone alla politica e non per allontanarle. Per questo possiamo dire che abbiamo fatto la nostra parte. Abbiamo ridotto le nostre indennità dell'8% e poi i Comuni hanno cercato in ogni modo di ridurre le spese. Penso alle gestioni associate. Quindi ci rendiamo conto che in questo momento ci sono altre priorità. Attualmente il Comune non paga i contributi dei lavoratori autonomi. Paga solo una piccola quota se il sindaco chiude la sua attività e dichiara di fare il primo cittadino a tempo pieno. Quindi la questione c'è. Ma mi chiedo se ha senso affrontarla ora».













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