IL PROCESSO

Pedopornografia, arrestato cinquantenne

Nel suo computer circa 280 video. L’uomo si difende: «Scaricati a mia insaputa con altri film hard»



TRENTO. Scaricava film porno usando due notissimi programmi di download - attività che non costituisce reato -  ma insieme ai video scelti, a sua insaputa, nel suo computer ne sarebbero entrati altri a contenuto pedopornografico, la cui detenzione è invece punita dalla legge italiana con pesanti pene. Questa la linea difensiva di un cinquantenne trentino che, indagato per il reato di detenzione di materiale pedopornografico, respinge ogni accusa al mittente e nei confronti del quale, ieri mattina, il tribunale del riesame ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.

La vicenda ha inizio nell'autunno dello scorso anno quando sotto la lente degli investigatori informatici della Polizia Postale finisce l'attività dell'uomo: gli agenti notano che, dal computer di casa sua, l’uomo scarica video pornografici con protagonisti minorenni. Il monitoraggio prosegue per un po' e, il 22 ottobre, gli agenti suonano al campanello della casa dell'uomo ed eseguono una perquisizione. Portano via il computer e hard disk, sul quale vengono trovati centinaia di video porno, diverse decine dei quali mettono nei guai il cinquantenne: le persone nelle immagini sembrano avere meno di 14 anni. Per questo la Polizia chiede al giudice per le indagini preliminari che nei confronti dell'indagato venga emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il giudice esamina la relazione, ma ritiene che non vi siano prove sufficienti sulla volontà dell'uomo, che è anche incensurato, di scaricare lo scottante materiale e nemmeno elementi per stabilire la reale età delle persone ritratte nei video. E respinge la richiesta.

Passa circa un mese e sempre gli esperti della Postale, sempre attraverso controlli compiuti sulle linee telefoniche e i codici informatici, notano che l'indagato è tornato a scaricare materiale porno. Lo ha fatto procurandosi un altro computer e ricollegandosi alla rete attraverso la linea intestata alla moglie, che inizialmente era la sospettata principale. La sua attività viene nuovamente monitorata per qualche settimana e gli agenti tornano a casa del cinquantenne, compiendo un'altra perquisizione e sequestrando anche il secondo computer. Operazione a cui è seguita un'altra richiesta al Gip di custodia cautelare per l'uomo. Seconda richiesta e secondo rifiuto da parte del giudice, secondo il quale non vi erano ancora elementi tali per emettere il provvedimento restrittivo. Ma stavolta la Procura presenta ricorso in Cassazione e, ieri mattina, il tribunale del riesame ha emesso il provvedimento nei confronti dell'uomo, che ha deciso di rinunciare non solo a computer, ma anche a tablet e smartphone e che attenderà a casa l'inizio del procedimento a suo carico. A meno che il suo legale, l'avvocato trentino Marcello Paiar, non decida di presentare ricorso un ricorso in Cassazione che, se accolto, sospenderebbe i domiciliari.

Nel frattempo, l’uomo continua a proclamare la propria innocenza e a ribadire che quei video sarebbero entrati nel suo computer durante il download dei film hard senza che lui nemmeno se ne accorgesse. Lo confermerebbe il fatto che tutti i video porno scaricati di proposito erano stati riuniti diligentemente dall’imputato in alcune cartelle, mentre quelli a contenuto pedopornografico - circa 280 - si troverebbero in cartelle nascoste, create automaticamente dagli stessi programmi usati per scaricare i filmati.













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