Pd, la base inquieta «I vertici ascoltino» Olivi, salgono i dubbi

Bozzarelli: «No all’unità che serve solo a liberare poltrone» Il vicepresidente attacca: «Anche tra noi vedo opportunisti»


di Chiara Bert


TRENTO. C’è chi li guarda con sufficienza: «L’ennesima seduta di autocoscienza, poi decidono i soliti quattro». Ma forse i soliti quattro farebbero bene ad ascoltarla di più, questa base pensante e inquieta, che si ritrova il sabato mattina per discutere di Pd e di politica, iscritti e simpatizzanti, giovani (l’incontro di ieri a Impact Hub l’hanno promosso loro, Vera Rossi, Elisabetta Bozzarelli, Luca Paolazzi, Paolo Bisesti, Tommaso Iori, Giacomo Pasquazzo, Cristina Frassoni) e meno giovani, qualche big (Donata Borgonovo Re, Luca Zeni, Michele Nicoletti), alcuni ex dirigenti come Roberto Pinter.

I giovani chiedono di uscire dalla logica delle beghe e delle correnti (qui puntualmente si torna, probabilmente inseguendo un miraggio), di ascoltare i territori e gli amministratori, di darsi un metodo per decidere: «Serve un confronto tra noi che non parta dai nomi dei candidati al congresso». Eppure è di nomi che si finisce per parlare. Elisabetta Bozzarelli, coordinatrice cittadina, dice: «Ci hanno chiesto chi c’è dietro questa iniziativa. Non abbiamo da rinsaldare appartenenze, non vogliamo fare i rottamatori, siamo la generazione Pd e vogliamo farci sentire». Parla di migranti, tema a lei caro da direttrice di Acav, ma non elude l’attualità del dibattito interno, l’ipotesi di una segreteria di Alessandro Olivi e di un congresso unitario: «Non nascondiamoci dietro percorsi unitari che servono solo a liberare caselle per qualcun altro, a noi non interessa, questo congresso deve servire a un chiarimento di fondo». Giacomo Pasquazzo, sindaco di Ivano Fracena, spiega che «prima dell’incompatibilità da statuto» (che impedisce agli assessori di candidarsi alla segreteria) «c’è la responsabilità verso gli elettori che hanno dato fiducia». Luca Paolazzi, vicesindaco di Lavis, invita il Pd a «pensarsi come partito di governo». Roberto Pinter attacca Rossi e il Patt: «Stanno occupando il potere in modo spropositato, fermiamoli o nel 2018 non troveremo più niente». Applausi.

Il vicepresidente della giunta ieri ha parlato attraverso una nota che non cita nessuno ma manda messaggi al partito: «Anche in Trentino si sta consolidando un blocco politico-culturale sempre più conservatore, in giro c’è una gran voglia di correre a corte. Anche nel Pd avverto il rischio di un certo conformismo se non anche di qualche opportunismo. Manca la voglia di osare per vincere». «Voglio contribuire - dice Olivi - a un progetto che tolga dal campo ogni ambiguità, in cui non prevalgano i tatticismi e le carriere individuali. Non ho alcuna intenzione di fare l’attaccapanni né di smistare il traffico. Sono il consigliere più votato e so cosa significhi in termini di responsabilità. Sia in giunta, sia - come oggi è improbabile - fuori, voglio dare il mio contributo al progetto del Pd che non ha bisogno di un pacificatore ma di una guida coraggiosa. Se qualcuno parte con l’idea di perdere, si faccia da parte». Considerata l’apertura delle ultime ore arrivata da Civico e Borgonovo Re, esponenti della minoranza interna, il messaggio di Olivi appare diretto ad altri, probabilmente a chi siede in giunta con lui e potrebbe essere l’anti-Rossi nel 2018: Luca Zeni.

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