l'inchiesta

Patenti facili agli stranieri, a giudizio 41 persone

A sgominare l’organizzazione attiva in molte regioni era stata la Polizia stradale. Usavano telecamere e microfoni per fare superare i test degli esami a chi pagava



TRENTO. Sono ben 41 le persone per le quali la Procura di Trento, al termine delle indagini relative all’operazione “Spy Drive”, ha chiesto il rinvio a giudizio. Si tratta di cittadini stranieri - pakistani, cinesi, indiani ed egiziani - coinvolti a vario titolo nella gigantesca truffa su cui, lo scorso agosto, ha sollevato il velo la Polizia Stradale di Trento.

Nel corso delle complesse indagini avviate nel gennaio del 2013, coordinate dal sostituto procuratore di Trento Maria Colpani, gli investigatori avevano appurato che i candidati, reclutati da loro connazionali, affrontavano l'esame per il conseguimento della patenti di guida muniti di un minuscolo auricolare e di una microtelecamera che, nascosta come un bottone della camicia, leggeva le domande che apparivano sul computer della Motorizzazione. Conosciuta la domanda, un operatore della stessa nazionalità del candidato - che spesso non conosceva nemmeno una parola di italiano -forniva la risposta esatta attraverso un cellulare collegato all'auricolare di chi stava affrontando l'esame. A procurare il materiale elettronico era un egiziano dalla provincia di Bergamo, e pachistani, residenti nelle province di Ravenna, Carpi e Brescia, i vertici dell'organizzazione, finiti in carcere con l'accusa di associazione a delinquere e falsità ideologica di certificati o in autorizzazioni amministrative. A capo dell’organizzazione Zalgham Abbas, 33 anni, Yosk Ali, 27 anni, e Falak Sher, 30 anni, subito arrestato. Con loro, secondo la Procura, operavano altre 38 persone.

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