«Passi, alternative prima di chiuderli»

L’alpinista Sergio Martini: «Vanno creati parcheggi, navette, servizi. Si è investito sull’inverno, meno sulla stagione estiva»


di Elena Baiguera Beltrami


TRENTO. È stato il settimo uomo al mondo e il secondo italiano dopo Reinhold Messner ad aver scalato tutte le quattordici vette superiori agli 8.000 metri negli anni che vanno dal 1976 al 2000. Roveretano di nascita Sergio Martini, 67 anni, accademico del Cai, istruttore nazionale di alpinismo e sci-alpinismo, e membro del Gruppo di Alta montagna francese, è notoriamente allergico a qualsiasi tipo di protagonismo. Delle sue imprese ti deve arrivare qualcosa all’orecchio per averne notizia, perché lui, di suo, non te le verrà mai a raccontarte. Nel mondo alpinistico è noto per la sua ritrosia, per l’antipatia nei confronti di tutto ciò che ha il sapore dell’ ostentazione e per le posizioni a volte contro corrente su molti temi riguardanti la montagna. Abbiamo voluto capire la sua posizione anche sulla campagna del nostro giornale sulla regolamentazione del traffico sui passi dolomitici. Che ne pensa Martini? «Non ho l’autorevolezza e la competenza necessaria per proporre soluzioni, posso parlare da uomo della strada, per quel che vedo e quel che vivo. I giorni scorsi ero a Passo Sella, cercavo parcheggio per andare ad arrampicare e non è stato facile. Non c’è ombra di dubbio che ci sono disagi, ma pensando alla campagna del Trentino e alla macchina da guerra promozionale che la Provincia ha attivato, mi sono chiesto se la promozione turistica martellante che si sta attuando sia coerente con il fatto che poi, chi viene in Trentino, si trovi i passi dolomitici chiusi. Credo che in questo senso esista un gap evidente. Abbiamo tonnellate di depliant e di messaggi web e multimediali che illustrano le bellezze del nostro territorio e devo dire, avendo girato il mondo, che la nostra regione è a pieno titolo un luogo con situazioni paesaggistiche fuori dal comune. Allora mi sono calato nei panni di un turista che riceve tutti questi messaggi così allettanti e pensavo a cosa potrei pensare arrivando in Trentino e trovando una serie di limitazioni». Il problema che Martini pone in effetti non è banale e non nasce oggi, relativamente alla promozione turistica del territorio. Come è confezionato e a quale target turistico si rivolge prevalentemente? Alla clientela mordi e fuggi dei domenicali, oppure ad un pubblico disposto a vivere la montagna con un approccio consono ai luoghi (a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici)? Indubbiamente la Trentino Guest Card in termini di trasporto pubblico ha rappresentato un forte incentivo all’utilizzo del mezzo pubblico, come la possibilità di caricare la bici sugli impianti di risalita e la presenza di una rete di 400 chilometri di piste ciclabili, ma forse resta ancora molto da fare e la cosa a Martini non sfugge. «Per chiudere alcuni passi, anche solo per fasce orarie, vanno creati servizi, parcheggi, bus navetta, mezzi attrezzati, punti informativi. Il problema non si risolve dall’oggi al domani. Se vogliamo tutelare adeguatamente l’ambiente dobbiamo sapere che avremo anche dei costi. L’impressione è che si sia investito molto sulla stagione invernale, mentre quella estiva essendo più corta, sia sempre andata un po’ sull’onda dell’improvvisazione».

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