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Passaporti, contro i tempi lunghi il questore promette altri “open day”  e sportelli mobili nelle valli

Il caso dei ritardi. Improta: "Il sistema di prenotazioni oggi organizza 60 appuntamenti al giorno. Troppi cittadini si accorgono all'ultimo del documento scaduto"


Luca Marsilli


TRENTO. «Un po’ mi sorprende che i cittadini si rivolgano ai giornali protestando e non segnalino il problema alla Questura: leggo di proteste ma a me non risulta nulla. Quindi faccio fatica a considerare la questione passaporti un “problema”. Leggo peraltro molte inesattezze, come il fatto che sarebbe calato il personale dedicato: non è vero affatto». Il Questore Maurizio Improta, fatta questa premessa, affronta comunque l’argomento con la massima disponibilità. E soprattutto, garantendo ai cittadini tutta l’attenzione che meritano. «Ci possono essere urgenze o ragioni particolari che richiedono il rilascio di un passaporto in tempi più rapidi di quelli garantiti dalla procedura ordinaria: invito i cittadini a segnalare le loro urgenze. Se comprovate, faremo tutto il necessario per dare loro risposta in tempi brevi. Ma allo stesso modo invito i cittadini anche a un comportamento attento: del passaporto scaduto pare ci si accorga sempre 15 giorni prima di dover partire. Forse la richiesta si può pianificare per tempo, in molti casi. Non molto tempo fa, a novembre e dicembre, avevamo inoltre proposto gli “open day”: chiunque poteva venire senza appuntamento. Evidentemente una occasione non colta da chi, un mese dopo, scopre di avere bisogno impellente del passaporto».

Tutto ragionevole, ma un po’ pesa la convinzione comune che le tecnologie moderne dovrebbero semplificare e snellire la burocrazia. E invece oggi si aspettano mesi quando 20 anni fa potevano bastare un paio di settimane. E allora si andava direttamente allo sportello, negli orari più consoni alla propria vita; adesso ci si deve misurare con siti impersonali e rigidi come solo la macchina sa essere.

«La procedura è gestita a livello nazionale - spiega ancora Improta - e il sistema di prenotazioni organizza i 60 appuntamenti al giorno che noi siamo in grado, a Trento, di smaltire. Si può anche arrivare alla conclusione che sono troppo pochi, e quindi noi possiamo cercare un modo per smaltirne di più. Al momento però non ho elementi per ritenerlo necessario. Stando al tipo di richieste che abbiamo, ci sembra più opportuno riproporre gli “open day”, per coloro che si trovano imprevedibilmente nella necessità di chiedere il passaporto. E stiamo anche organizzando, assieme al Consorzio dei Comuni, dei servizi settimanali nelle valli con più richiesta: sarà il personale dell’uffici passaporti a salire in Val di Non o Val di Fiemme a raccogliere documentazione e impronte digitali, evitando a tutti il fastidio di dover scendere a Trento».

Il personale è sufficiente? «Secondo quanto mi risulta, sì. Stiamo per prorogare i rapporti col “Progettone” che si avviano a scadere, ma che ci sia stato un calo di personale è una leggenda metropolitana. Il nostro obiettivo è rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini: non c’è nessuno che si diverte a creare disservizi o provocare proteste. Chiederei a tutti un approccio più costruttivo: se qualcosa non funziona, lavoriamo assieme per migliorare le cose. Da parte nostra c’è la massima disponibilità. Ai cittadini chiediamo solo un po’ di attenzione alle scadenze in più».

 













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