lo scontro

Parco dello Stelvio: nel Piano nuove piste da sci, è bufera

Riunione burrascosa del Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo sul piano del Parco. Voto contrario degli ambientalisti: "No all'espansione delle aree sciabili". Il rappresentante Sat vota a favore ma la commissione ambiente era per il no


Gigi Zoppello


PEIO. Riunione burrascosa, venerdì scorso 10 febbraio, del Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio: alla fine ha acquisito l’intesa in vista dell'adozione definitiva da parte della Giunta provinciale del «Piano del Parco nazionale dello Stelvio». Ma con il voto contrario del rappresentante delle associazioni ambientaliste; mentre il rappresentante della Sat ha espresso parere favorevole.

Ci spiega l’ufficio stampa della giunta provinciale che «l'intesa rappresenta l'importante e necessario passaggio per l'adozione definitiva del Piano, tappa fondamentale di un lungo iter, avviato dai tre settori del Parco nel 2017 con l'approvazione delle Linee guida, che ha visto la prima adozione nel 2018, con ulteriori modifiche nel 2019 e 2022, fino alla attuale proposta di adozione definitiva.

Il Comitato è presieduto dal sindaco di Peio, Alberto Pretti, e composto dal vicepresidente della Provincia Mario Tonina, dai sindaci dei Comuni di Rabbi e Pellizzano, il cui territorio ricade nel Parco, dai rappresentanti dei medesimi Comuni, della Comunità della Val di Sole, Asuc e Consortele, SAT e associazioni ambientaliste.

Il vicepresidente Tonina e i sindaci di Peio e di Rabbi «hanno espresso soddisfazione per il raggiungimento di questo fondamentale passaggio (...) con l'obiettivo di trovare il coerente equilibrio tra protezione della natura e consapevolezza delle interrelazioni con l'uomo».

Le associazioni ambientaliste hanno votato negativamente, auspicando nel Piano l'occasione di ridiscussione delle aree sciabili pianificate. Ed è un punto rovente, da tempo.

«Votare contro - ci spiega il rappresentante, Aaron Iemma - non è, come ci ha accusato Tonina, esprimersi contro i tecnici e il loro lavoro. Qui il punto è politico. Dentro il Parco naturale, infatti, c’è una grande area di impianti sciistici, quella di Peio. Non solo è nel Parco, ma insiste su due zone di protezione ambientale di valenza europea».

Quindi, che si fa? «Nessuno ha mai chiesto o voluto smantellare gli impianti esistenti. Il problema però - dice Iemma - è che da tempo nel Pup della Provincia sono state inserite delle altre aree sciabili, per una possibile espansione della stazione sciistica. E si tratta di aree pregiate, oggi di boschi o prati con una vegetazione rara e pregiata».

Per gli ambientalisti «il punto non è dire no allo sci esistente, ma almeno dire no ad una ulteriore espansione degli impianti e delle piste. Non perché vogliamo portare sventura, ma perché queste stazioni sciistiche poi diventano dei carrozzoni, che gravano economicamente sui Comuni: bastano due inverni senza neve, come gli ultimi, ed è chiaro a tutti che investire ulteriormente sullo sci non ha alcun senso. Questa è una mancanza grave, nel Piano» conclude Iemma.

Per gli ambientalisti, quindi, questa era l’occasione per avviare «una transizione seria, tanto più che siamo dentro l’area di un Parco naturale». Anche perché c’è già un progetto: in queste aree previste dal Pup, si vorrebbe costruire un bike-park, con sbancamenti e lavori.

Curiosa infine la posizione della Sat: la Tam, commissione ambiente, aveva proposto di votare no. Ma poi nel Consiglio centrale c’è stato un duro confronto, ed è finita 5 a 5. Logica vorrebbe che il rappresentante Sat nel Parco, il solandro Sandro Magnoni, si astenesse. E invece ha votato a favore.

 













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