Pacher si spoglia di deleghe pesanti

Lavori pubblici e viabilità a Gilmozzi, politiche familiari e giovanili a Rossi, cooperazione a Olivi. Ma terrà la cultura


di Paolo Morando


TRENTO. Lo dice e lo ridice, Alberto Pacher: «Non sovraccaricate queste scelte di valenze politiche che non esistono. I Piani provinciali e il bilancio di previsione sono già assestati, alla fine della legislatura mancano pochi mesi: si tratta semplicemente di un riparto funzionale, sulla base delle competenze che i diversi assessori già ricoprivano». Sia come sia, la redistribuzione delle deleghe “liberate” dalle dimissioni dell’assessore Franco Panizza, che dall’altro ieri è “solo” senatore, riconsegna una giunta provinciale ricca di novità. Benché vada dato atto al suo presidente che le scelte vanno in effetti nella direzione dell’omogeneità degli incarichi. Il tutto partendo però da una scelta pienamente politica: la volontà dello stesso Pacher di occuparsi in prima persona di tutte le questione che hanno a che fare con la crisi economica. Ma per farlo al meglio, per potercisi concentrare quanto la complessità della situazione impone, ecco la necessità di “spogliarsi” di deleghe pesanti in termini di tempo e impegno.

Niente bilancino politico, però, niente considerazioni su pesi e contrappesi tra i vari partiti della coalizione. Anche perché da tempo si era deciso di non procedere alla sostituzione di Panizza con un altro assessore. Piuttosto, una redistribuzione “logica” delle deleghe. E d’altra parte Pacher, che come vicepresidente e assessore già deteneva competenze importanti (una per tutte: i lavori pubblici), alle dimissioni di Lorenzo Dellai si era visto piombare sulle spalle tutto ciò che era in capo al governatore E così è proprio di lavori pubblici e viabilità che Pacher ha deciso di fare a meno, affidando il tutto a Mauro Gilmozzi. E la funzionalità si spiega con l’aggancio del “pacchetto” a quello dei Piani territoriali e ai rapporti istituzionali con le Comunità di valle. A Tiziano Mellarini, che come assessore anziano è anche vicepresidente facente funzione, vanno invece caccia e pesca oltre alle opere di prevenzione e di pronto intervento per calamità pubbliche relative ai bacini montani: Mellarini che già si occupava di foreste. Sul fronte istruzione, in capo a Marta Dalmaso vanno ora anche l’addestramento e la formazione professionale (non solo quella di base, di cui già si occupava). Ugo Rossi, invece, “governerà” ora per intero le politiche sociali di Piazza Dante, assumendo la competenze di quelle familiari (che ricopriva solo in parte) e di quelle giovanili.

Tutto questo per quanto riguarda deleghe fino a ieri in mano a Pacher. Poi c'erano da redistribuire quelle di Panizza. In questo caso a beneficiarne è stato il solo Alessandro Olivi, che completa il proprio carnet relativo ai settori produttivi aggiungendovi anche la vigilanza sulla cooperazione. Rimane del tutto all’asciutto invece Lia Giovanazzi Beltrami, che non vede mutare di una virgola le proprie prerogative in materia di solidarietà internazionale. Il presidente della Provincia ha infatti deciso di mantenere in prima persona gli altri incarichi che a suo tempo Dellai aveva affidato all’assessore autonomista. Si tratta di rapporti con l’Unione europea, cooperazione transfrontaliera e interregionale e, soprattutto, la cultura. E quest’ultima decisione si spiega con un’altra necessità stringente, per quanto Pacher abbia derubricato il tutto in poche parole e attraverso una formuletta minimale: «Per il riordino di alcune strutture serve centralità». Il nuovo Muse, certo, e la rete provinciale dei musei. Ma c’è anche il nodo del Centro S. Chiara, al centro di un'inchiesta penale e da tempo in difficoltà finanziarie. Una patata bollente, insomma, di cui Pacher intende occuparsi in prima persona. Risultato finale: una giunta provinciale di sei assessori più il presidente. Esattamente ciò che per legge, così ha votato il Consiglio, dovrà avvenire a partire dalla prossima legislatura.

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