Ospedale di Mezzolombardo chiusoLa perizia: "Cemento scadente e solai sottili"

Secondo gli ingegneri la situazione dello stabile è compromessa


Andrea Selva


MEZZOLOMBARDO. Tra il calcestruzzo di scarsa qualità con i ferri a vista, le malte dell’Ottocento e i solai troppo esili pare che a Mezzolombardo il vero malato sia proprio l’ospedale San Giovanni. Un malato incurabile, secondo gli ingegneri, condannato a morte dalle nuove norme sulla sicurezza degli edifici pubblici: «E’ una situazione compromessa» spiega l’ingegner Mauro Trentinaglia, responsabile tecnico dell’azienda sanitaria.
 Dicono tutto i numeri: il calcestruzzo prelevato nei solai dell’ospedale ha una resistenza di 40 chilogrammi per centimetro quadrato, mentre la legge ne richiede almeno 250. E poi le pareti, che sopportano carichi pari all’80 per cento delle loro possibilità, invece del 20 per cento come prevedono le nuove normative, entrate in vigore dopo il terremoto dell’Aquila. Per non parlare di alcuni solai che appoggiano solo su pareti divisorie, realizzate nel corso degli anni con mattoni spessi dodici centimetri. Oppure il tetto che spinge sulle pareti laterali degli edifici, realizzate in pietra e mattoni. Quando l’ingegner Corrado Segata - incaricato dall’azienda sanitaria - si è reso conto di tutto questo, al termine di sondaggi, carotaggi e prove di resistenza, ha spiegato semplicemente che lui l’idoneità dell’edificio non l’avrebbe certificata. Conclusione: via tutti, anche se non ci sono sintomi apparenti di cedimenti.
 Ecco la triste storia dell’ospedale San Giovanni, edificio costruito alla fine dell’Ottocento e ceduto all’ente pubblico dopo la seconda guerra mondiale, quando vennero effettuati i lavori ora contestati. Una struttura in cui hanno speso la vita medici storici come il dottor Mario Soncini, cresciuto a blocchi come spesso accade alle strutture sanitarie e ora a rischio di abbattimento: «Ci sono gravi errori di esecuzione» spiega l’ingegner Trentinaglia, che parla di “carenze nell’esecuzione di interventi sui solai realizzati a metà del Novecento”.
 Ci sono solai spessi venti centimetri, di cui 10 di soletta, realizzati con calcestruzzo scadente (foto). Troppo poco. Ma le certezze sono arrivate con i test effettuati con i martinetti all’interno delle pareti, non degne di un ospedale come la legge lo vuole dopo il terremoto dell’anno scorso in Abruzzo.
 Eppure a vederlo parrebbe tutto sommato un edificio in buone condizioni, eventualmente brutto, ma non pericolante. Il problema è all’interno delle strutture, E dire che tutti gli interventi ai pavimenti e agli impianti non avevano mai rivelato problemi più profondi













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