Orso abbattuto, indagine sulle celle telefoniche

La procura tenta di ricostruire i movimenti nella zona dove è stata ritrovata la carcassa di M2. Giuliano: «Bracconaggio? Potrebbe essere legittima difesa»


di Giuliano Lott


TRENTO. Le indagini sulla fine di M2, l’orso abbattuto con una fucilata in val di Rabbi, si stanno concentrando sulle celle telefoniche attivate nella zona negli ultimi giorni. Vicino al puno in cui sabato è stata ritrovata la carcassa del plantigrado, ormai in stato di decomposizione, c’è un punto di appostamento fisso frequentato dai cacciatori. L’ipotesi è che qualcuno abbia atteso il passaggio dell’orso per sparargli addosso. E per individuare chi nei giorni antecedenti al ritrovamento di M2 è passato di lì agli inquirenti non rimane che tracciare ogni attivazione delle celle telefoniche, contando sul fatto che chiunque si sia mosso per sparare all’orso avesse con sé un cellulare. Un automatismo che non è scontato. Ma le indagini non possono che prendere le mosse da qui.

L’ipotesi di reato è il bracconaggio, ma non tutti ne sono convinti. Di sicuro non l’avvocato Mario Giuliano, che interviene per confutare quella che definisce «un postulato che deriva dalla propaganda provinciale e animalista secondo la quale l'orso non sarebbe pericoloso e non attaccherebbe l'uomo. Affermazione falsa - obietta il legale -, essendovi numerose notizie di attacchi anche mortali di orsi a uomini in diverse parti del mondo».

Giuliano ricorda che all’inizio di luglio Pino Morandini aveva presentato un’interrogazione sulla pericolosità dell’orso per l'uomo. « La Giunta provinciale - nota Giuliano - non ha ancora risposto nonostante il termine scadesse il 4 agosto scorso. Del resto la propaganda provinciale volta a rassicurare sulla non pericolosità dell'orso è contraddetta dalle stesse ordinanze provinciali di cattura degli esemplari cosiddetti "problematici", tra i quali rientrava anche M2, che avrebbe dovuto essere catturato un anno fa, non fosse stato per il ricorso del Ministero contro l'ordinanza di cattura». Giuliano ipotizza che il caso di Rabbi «potrebbe anche essere un caso di legittima difesa, pacificamente applicabile anche agli attacchi di animali secondo la Suprema Corte: "Il requisito dell'offesa ingiusta per l'applicazione dell'esimente si considera integrato non solo da un'azione umana responsabile, ma anche da un danno arrecato da un animale”». Nella sentenza, risalente al 2009, la Corte aveva «annullato senza rinvio un verdetto che aveva condannato un uomo per l'uccisione di una volpe. Per i giudici di legittimità il fatto non costituiva reato perché l'imputato era stato costretto a sparare per difendere i suoi beni e ed i suoi familiari. E da questo punto di vista direi che il fatto che la carcassa sia stata lasciata sul posto insepolta, piuttosto che fatta sparire, depone a favore della legittima difesa».













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