Orsi al Casteller, animalisti ricorrono alla Corte dei Conti 

Contro la Provincia. L’Oipa ha presentato un esposto al tribunale amministrativo per i soldi spesi nella gestione dei plantigradi: «È meglio liberarli in alta montagna e imparare a conviverci»


Daniele Peretti


Trento. Oipa ha presentato alla Corte dei Conti un esposto-denuncia lo scorso 27 dicembre per sollevare un presunto illecito amministrativo nella gestione dell’orso. L’annuncio è stato fatto ieri mattina in occasione dell’ormai consueto sit-in settimanale organizzato all'ingresso del Palazzo della Provincia. Ornella Dorigatti ha snocciolato tutta una serie di cifre da capogiro. Si parte dalle dichiarazioni dell’assessora Giulia Zanotelli con le quali indicava la spesa di 15mila euro per il mantenimento degli orsi e di 160mila euro per il costo della recinzione. «In risposta ad un’interrogazione – ha affermato Ornella Dorigatti – la stessa assessora dichiara che si spendono 80mila euro per le spese veterinarie ripartite su tre professionisti. Poi nella determinazione n°554 del 2 dicembre 2020 del dirigente del Servizio Foreste e Fauna si dichiara che l’impegno spesa per adeguare il Casteller sarà di 630mila euro. Dove sta la verità? Quanti dei nostri soldi vengono spesi per gli orsi rinchiusi al Casteller ?».

A giudizio dell’Oipa vengono spesi soldi della comunità con conseguente danno erariale quando si potrebbe progettare un futuro sostenibile per la convivenza degli orsi; non si stanziano fondi per la costruzione dei corridoi faunistici che permetterebbero non solo agli orsi di attraversare i territori senza essere costretti a passare per i centri abitati. Non solo, ma l’accusa è anche quella di non voler investire per il posizionamento diffuso dei cassonetti antiorso nei luoghi nei quali vivono. Ma ecco la comparazione tra i dati dei danni e le spese effettuate: «Sulla base del Rapporto Grandi Carnivori del 2019 i dati parlano di 152.689 euro per danni causati dagli orsi, ai quali si contrappongono – ha proseguito Ornella Dorigatti – 630mila euro per la recinzione, 80 mila per i veterinari e 216mila di mantenimento ai quali sono da aggiungere le spese per la manutenzione ordinaria, gli stipendi dei forestali: sono tutte spese giustificate?».

A questo punto – è la domanda posta dall’Oipa – non sarebbe meglio liberare gli orsi in alta montagna ed imparare come fa l’Abruzzo a conviverci in tranquillità e rispetto? A proposito di rispetto, sembra sia diventata una moda spingere gli animali selvatici a corse estenuanti e filmare il tutto: «Non solo ci vorrebbe una condanna esemplare – ha risposto Ornella Dorigatti – ma anche una specifica legge provinciale che sanzioni pesantemente queste bravate». A quanto pare gli orsi non vanno più in letargo: «Non vuol dire nulla la grande quantità di neve perché le temperature sono comunque alte e poi i tempi del letargo sono dettati dalla quantità di grasso accumulato, quindi un orso può anche uscire dal letargo per andare a cercare cibo. Influisce anche l’assoluta tranquillità che circonda l’alta montagna: piste deserte, pochissimi rumori e quasi nessuno che si muove. Un contesto che incuriosisce non solo l’orso che essendo indisturbato può avvicinarsi anche ai centri abitati. Per gli animali selvatici è in un certo senso un lockdown rovesciato».













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