Operai Whirlpool due anni di cassa

L’azienda: nessun licenziamento da qui a fine anno Ma non ritira la mobilità. La Fiom: «È inaccettabile»


di Chiara Bert


Per l’azienda la decisione è «irrevocabile». Whirlpool chiuderà lo stabilimento di Spini di Gardolo e non revocherà la procedura di mobilità per i 468 lavoratori, richiesta avanzata ieri con forza dai sindacati al tavolo convocato in Provincia con il presidente Alberto Pacher, l’assessore all’industria Alessandro Olivi e le parti sociali. Resta dunque la spada di Damocle del licenziamento sulla testa dei lavoratori, ma i tempi della dismissione - hanno assicurato i vertici della multinazionale - rappresentati ieri dalla responsabile risorse umane Francesca Morichini e dal direttore dello stabilimento Manuel Rossi - saranno graduali, spalmati nell’arco di due anni (i tempi della cassa integrazione straordinaria), con uno spiraglio di poter mantenere una qualche attività produttiva anche per un tempo più lungo. Intanto nel periodo tecnico previsto per la procedura di mobilità, 75 giorni più altri 120 per esercitare il licenziamento, dunque da qui a fine anno, Whirlpool non lascerà a casa nessun lavoratore.

Un’assicurazione che non basta ai sindacati, presenti ieri al tavolo con i segretari di Cgil, Cisl e Uil Burli, Pomini e Monari, i segretari dei metalmeccanici e i rappresentanti delle Rsu. «Per noi – incalza il segretario della Fiom Roberto Grasselli – l'apertura della procedura di mobilità era e resta inaccettabile. Per questo non abbiamo voluto discutere di un eventuale prolungamento della presenza di Whirlpool a Spini. Noi vogliamo aprire una trattativa vera sul piano industriale per verificarne la reale correttezza e, semmai, per smontare le presunte ragioni che hanno portato alla decisione di chiudere. A fronte della mai negata efficienza dello stabilimento trentino, la nostra priorità infatti è quella che, in tutto o almeno in parte, la produzione resti qui».

Da parte dell’azienda, il no alla sospensione della mobilità (nemmeno per un mese) è stato motivato con ragioni legate alla quotazione in borsa e ai rapporti con la corporation: la procedura - è stato spiegato - resta in piedi non per licenziare ma per accelerare i tempi di un accordo. A fine incontro - duro ma civile - i vertici della Provincia guardano comunque alle aperture fatte da Whirlpool e puntano ad arrivare ad un’intesa su due livelli, ha spiegato il presidente Pacher: da un lato la messa in sicurezza dei lavoratori mettendo in campo gli ammortizzatori sociali (due anni di cassa straordinaria, che grazie all’integrazione provinciale garantirà l’80% dello stipendio), dall’altro la ricerca di una nuova presenza produttiva per lo stabilimento di Spini. «Gli ammortizzatori devono essere un ponte, il più breve possibile, tra una situazione e l’altra», ha detto Pacher. Al tavolo non si sono fatte cifre, «ma Whirlpool - ha spiegato l’assessore Olivi - ha detto di sentirsi responsabilizzata nei confronti del Trentino e ha a disposizione margini di operatività (leggi soldi, ndr) per dare risposte concrete». «Non ci potevamo attendere di più dal primo incontro - ammette Olivi - il quadro resta molto critico ma possiamo farcela se il sistema trentino resterà compatto». Per la trattativa ci si è dati tempi serrati: già fissati sei incontri azienda-sindacati, e giovedì al tavolo allargato con la Provincia si siederà anche l’ad di Whirlpool Emea Davide Castiglioni. «E lì si capirà - spiega Olivi - se esiste la remota possibilità che l’azienda mantenga in Trentino qualche produzione sperimentale».

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